Fecondazione eterologa, nati i primi due bambini italiani da madre 47enne

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Sono nati i primi bambini italiani, figli della fecondazione eterologa. Dopo l’OK della Consulta una coppia ha deciso d’invertire la sua storia d’infertilità ed ha dato alla luce due gemelli, grazie alla donazione di ovociti da parte di una donatrice volontaria italiana. Eppure il dibattito è ancora aperto. 

Della fecondazione eterologa si discute ancora e ci sono molte questioni rimaste aperte. Non sarà certo la nascita di questi due bambini italiani nati da un processo di fecondazione assistita eterologa, a porre fine al dibattito. Anzi. Vediamo come sono andate le cose e quali sono gli argomenti di cui si discute.

Cronaca di un parto programmato

All’Alma Res Fertility di Roma diretto da Pasquale Bilotta sono nati i primi due bambini, frutto di una fecondazione eterologa assistita, con donazione di ovociti da parte di una donatrice volontaria italiana. I genitori dei due gemelli, un maschietto e una femminuccia, si sono rivolti al dottor Bilotta dopo un periodo d’infertilità durato 15 anni. La riserva ovarica della donna era compromessa dall’endometriosi oltre che dall’età (47 anni). Sono stati perciò trasferiti nell’utero della donna due embrioni allo stadio di blastocisti e a luglio il risultato del test di gravidanza ha restituito valori alta di beta hcg: una gravidanza gemellare. Per la fecondazione sono state rispettate le linee guida delle società scientifiche internazionali e quindi oltre alla compatibilità del gruppo sanguigno della donatrice sono state conservate anche le caratteristiche fenotipiche della donna ricevente, dal colore degli occhi e dei capelli, fino a quello della carnagione e alla corporatura. I bambini sono nati da parto cesareo alla 36esima settimana per via di un iniziale distacco della placenta. Adesso sia la mamma che i bambini stanno bene.

Quali sono i temi da discutere?

In relazione a questo caso specifico, ci si è chiesti se una gravidanza a 47 anni fosse opportuna.

C’è però un argomento che ancora deve essere discusso e che riporterà la Legge 40 in aula il 14 aprile: il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie fertili con patologie genetiche trasmissibili ai figli. La Corte Costituzionale deve pronunciarsi su un argomento che soffre dello spettro dell’eugenetica, eliminando o confermando quello che attualmente nella nostra normativa è un divieto.

Photo Credits | Alexander Raths / Shutterstock.com

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