Maternità surrogata, e se fosse un lavoro?

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Le dichiarazioni di Aldo Busi, Cristiano Malgioglio, Alfonso Signorini sulle dichiarazioni a favore della famiglia tradizionale e contro la maternità surrogata di D&G, riportano in auge gli uteri in affitto. Siete pro o siete contro? Questa è la domanda clou, come se schierarsi fosse l’unico problema. E se invece si trattasse di lavoro. 

Diciamolo: due omosessuali che difendono la famiglia tradizionale si portano dietro non solo le polemiche ma anche i riflettori. Quindi quella di D&G potremmo anche considerarla una trovata pubblicitaria. Analizzare i trend su Twitter e Facebook e vedere quanti sono d’accordo con gli stilisti e quanti invece sono dalla parte di Elton John. Ma alla fine chi se ne importa della posizione dei VIP? Loro, pagando, possono di certo comprarsi l’utero all inclusive. I costi che gli aspiranti genitori devono sostenere, nei paesi in cui è possibile la maternità surrogata, oscillano tra i 5 e i 30 mila euro.

Un punto di vista sul richiedente

Siti come BioTexCom fanno una panoramica esaustiva dei costi e dei servizi e non si preoccupano della genitorialità, quanto del mero trasferimento tecnico del bambino in braccio alla madre e al padre paganti. Il problema, allora, non è che a chiedere un bambino sia una famiglia tradizionale o una famiglia omosessuale, ma la schiavitù che introduce questo “mercato”, parlando del numero di tentativi disponibili per il richiedente e barattando con lui/lei la voglia di sentirsi chiamare mamma o papà. E in questo non c’è niente di tecnico.

Un punto di vista sul donatore

In tutta questa storia si trascura la posizione della donatrice o al massimo la si giudica con un atteggiamento sessista sgradevole. Certo, fino a che si parlava di banca del seme e donatori di sperma (Putin incluso), le storie raccontate svelavano un machismo di fondo che si riflette nella società attuale, quella in cui l’uomo è il sesso forte (si potrebbe chiamarlo diversamente?). E se invece a donare è una donna? Allora si chiama in causa l’amore materno, si parla di donne degradate a bestie produttrici di placenta (lo ha detto Aldo Busi). Ma non potrebbero semplicemente farlo per soldi, per lavoro, proprio come i donatori di sperma? In fondo si sottopongono a trattamenti ormonali non proprio naturali. E poi, non siamo forse nell’epoca in cui si può disporre del proprio corpo e questa disposizione è metro dell’emancipazione del genere umano?

Photo Credits | Mopic / Shutterstock.com

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