Chi aiuta la mamma in Italia?

Una mamma, soprattutto nei primi sei mesi che seguono il parto, ha bisogno non tanto di un sostegno economico – quello è ben gradito e riesce ad alleviare qualche problema – ma di aiuto nel suo personale approccio alla maternità. In fondo, un po’, mamme si diventa! Ma in Italia che aiuti ha una mamma?

La mamma, oltre al sostegno economico legato all’assegno di maternità, ha soltanto una rete sanitaria, che poi aveva anche prima, per rifugiarsi nei momenti di sconforto. Ma il problema è un altro. Andiamo con ordine.

Sul The Guardian una mamma scrive alla giornalista che alla fine della giornata si sente di aver fallito nel suo intento di prendersi cura dei tre figli, tutti piccoli, bambini che a diversi livelli hanno bisogno di stimoli affettivi ed educativi. Questa mamma non nega di sentirsi fallita.

Il primo consiglio che le si dà, allora, è quello di rivolgersi al medico di famiglia. Un consiglio che potremmo replicare anche in Italia alle mamme in difficoltà, quando ad esempio ci accorgiamo dei primi segni di depressione post partum. E questo potremmo considerarlo un consiglio che mira alla tutela dell’integrità fisica e psicologica della donna.

Poi però c’è tutto il resto da gestire: l’interazione con i figli, la difficoltà di gestire tutto in solitudine perché magari il partner lavora mentre la mamma si occupa di casa e figli, il problema della conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della famiglia.

La giornalista del The Guardian a questo punto invita la mamma a rivolgersi alle associazioni dedicate alle donne che sono diventate mamme. Anche nel nostro Paese ce ne sono diverse, si pensi a Mammecare, oppure a Working Mothers Italy (alcuni servizi), oppure ancora al Telefono Mamme.

Prima di contattare uno di questi gruppi/associazioni, però, sarebbe il caso di rispondere ad una domanda cruciale: qual è il mio problema principale? E poi anche: di cosa ho effettivamente bisogno?

In alcuni casi un colloquio sincero con il partner potrebbe già farci stare meglio.

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