Bonus bebè negato alle famiglie adottive. È polemica in Lombardia

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C’è una polemica molto dura in corso in Lombardia dove il bonus bebè stabilito dalla Regione è stato negato ad una coppia di genitori adottivi. Questa misura a sostegno delle famiglie naturali sembra essere palesemente discriminatoria. Ci sono i limiti per parlare di incostituzionalità?Di quale bonus bebè si parla? Questa è la prima domanda a cui dobbiamo rispondere per articolare la premessa. E la risposta è semplice: si tratta di un bonus inserito nel reddito di autonomia definito dalla Regione Lombardia, un bonus bebè diverso da quello erogato dall’INPS, compatibile sia con la misura dell’Istituto di previdenza sociale, sia con i Fondi Nasko e sostegno. Insomma, non parliamo del classico bonus bebè.

Cosa è successo in Lombardia?

Il fatto scatenante è stata la scelta della Regione di negare il bonus ad una famiglia adottiva. Il bonus bebè nel reddito di autonomia, secondo Maroni, sarebbe stato pensato come misura a favore della natalità e non a sostegno della famiglia, per questo è erogato soltanto per i nuovi nati e non per i bambini adottati. E nei criteri d’accesso c’è scritto che è la Regione a comunicare alle famiglie l’esistenza del bonus, prendendo i dati dai Centri Nascita. Resta comunque la possibilità di fare richiesta – avendo i requisiti – anche se non si è ricevuta la comunicazione regionale. Il bonus è valido per secondo e terzo figlio, nati entro il 31 dicembre 2015, per i quali spettano, rispettivamente, 800 e 1000 euro.

La protesta

Dopo questo episodio, molti partiti in seno al Consiglio Regionale sono insorti con mozioni e interpelli per chiedere l’estensione del bonus anche alle famiglie adottive, per colmare il vuoto normativo sui genitori adottivi, per sostenere le adozioni che hanno subito nella regione un brusco calo. C’è anche chi fa appello all’idea di famiglia con figli naturali e adottati. Alla luce di tutte le considerazioni fatte: ci sono i limiti per definire incostituzionale la scelta della Regione?

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