Che cos’è la sofferenza fetale

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Durante il parto spesso i medici intervengono se rilevano una sofferenza fetale, intervengono cioè quando le condizioni del bambino ancora nella pancia cominciano a raggiungere la soglia critica. Un problema da non sottovalutare considerando che la sofferenza fetale ha delle conseguenze importanti. 

La sofferenza fetale indica un insieme di condizioni critiche sui è sottoposto il feto. In genere si parla di sofferenza quando il battito cardiaco del bambino resta sotto la norma per un periodo prolungato. Il battito del bambino, al termine della gravidanza, si aggira intorno ai 120-160 battiti al minuto.

Cosa causa la sofferenza fetale?

Se il bambino è stato bene durante tutta la gravidanza, non è detto, purtroppo, che non soffra al momento del parto. L’abbassamento dei battiti cardiaci è legato in genere alla mancanza di ossigeno per cui le cause sono tutte da rintracciare in quelle cose che portano alla mancanza d’ossigeno del neonato. Di cosa parliamo nello specifico?

1. Ipertonia uterina, vale a dire le contrazioni molto intense e lunghe che riducono il passaggio del sangue nella placenta;

2. Cordone ombelicale attorciagliato intorno al collo del bambino.

Quali conseguenze porta la sofferenza fetale?

Il feto è continuamente monitorato durante la fase di travaglio proprio per prevenire eventuali sofferenze e intervenire in caso di abbassamento dei battiti. Purtroppo il feto che ha sofferto per la mancanza di ossigeno e per l’abbassamento del battito può andare incontro al malfunzionamento di una parte del cervello con possibili ritardi mentali, oppure ritardo di sviluppo cognitivo e motorio.

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