Come leggere la pagella insieme ai figli

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Siamo arrivati alla fine del primo quadrimestre scolastico ed è facile che vi sia arrivata la convocazione dall’istituto che frequenta vostro figlio per andare a ritirare la tanto attesa e temuta pagella scolastica. Leggerla, al di là delle soddisfazioni e delle delusioni che si possono avere, è un momento di coeducazione da non perdere.

Leggere le pagelle non vuol dire scorrere con il dito la materia e i voti annuendo davanti ai risultati positivi, imbronciandosi davanti a quelli negati ed essendo bacchettoni sui risultati senza infamia e senza lodo. La pagella per il ragazzo è un momento delicato e impegnativo. Forse è il momento più creativo dell’anno, quello in cui deve dare e inventare giustificazioni sui voti ottenuti. Per la mamma è un momento delicato, perché potrebbe avere sussulti emotivi, positivi e negativi, che influenzano il bambino. Se la mamma è delusa, il bambino potrebbe sentirsi in colpa, se la mamma è super felice, il bambino potrebbe stressarsi nel fare in modo che la mamma sia sempre felice. Insomma, come si fa, si sbaglia. E in ballo c’è l’autostima del figliolo.

Abbiamo provato ad elencare alcuni suggerimenti per sbagliare meno davanti alla pagella scolastica di un figlio:

1. Per chi è questo voto?

Il bambino è sicuramente emozionato rispetto al ritiro delle pagelle. Se va bene a scuola, se crede di andare bene, avrà il morale alle stelle. Se sa di non essersi impegnato granché, sarà in ansia per le parole del docente e per le eventuali ramanzine dei genitori. In realtà la mamma, prima ancora di leggere la pagella, deve ricordare al bambino che il voto che troverà sarà un voto all’impegno e al rendimento e niente ha a che vedere con la bella persona che ha davanti. La scuola non è una gara con i compagni a chi arriva più in alto ma un’opportunità di prepararsi insieme al futuro.

2. Quanto dura questo voto?

Se la scuola, come crediamo, è un’opportunità di costruirsi un futuro, vuol dire che sarà plasmato dall’impegno che ci mettiamo. Ora, far capire questo concetto ad un ragazzo è difficile ma gli si può sempre spiegare che il voto avuto non è immutabile, non è impresso a fuoco, si può cambiare, in meglio o in peggio. Il che vuol dire che se non è un bel voto, impegnandosi si può fare meglio, se è un bel voto, continuare ad impegnarsi è importante perché nella vita non si campa con il reddito, figurarsi di rendita!

3. Bene, bravo, ma tutto bene?

Se il ragazzo ha ottenuto bei voti e la pagella vi viene voglia di incorniciarla, è giusto che lo apprezziate, che premiate il suo impegno. Perché ce l’ha messa tutta e forse non è stato nemmeno così facile. Se il ragazzo non ha ottenuto bei voti o non ha ottenuto quello che si aspettava, a parte ricordargli “il valore” del voto, invece del rimprovero potreste chiedergli se c’è qualcosa che non va. Magari è a disagio in classe, ha problemi a comprendere un certo linguaggio o una certa materia, ha problemi con la classe o con i docenti. Forse, ma forse, prima di chiedergli perché quel 5, sarebbe il caso di chiedergli se va tutto bene.

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