Le dictures di Soraya Doolbaz, l’artista che veste i peni

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Sarà capitato a chiunque tra voi svolga una libera professione appena fuori dagli schemi fronteggiare facce dubbiose alla spiegazione del modo in cui vi guadagnate da vivere ma immaginate le facce di coloro ai quali Soraya Doolbaz dice che per mestiere fotografa peni.

Niente a che vedere con il mondo del porno ma molto con l’arte perché la fotografa canadese di origine iraniana ha un progetto preciso e molto ricco di implicazioni, più di quelle che a prima vista la foto di un pene farebbe sospettare. Le sue foto le chiama dictures, una crasi tra le parole dick, cioè il pene, e pictures, semplicemente foto.

I soggetti dei suoi ritratti sono sempre uguali nell’essenza, sempre diversi negli esiti. Si tratta di peni variamente abbigliati, con veri e propri abiti che danno vita ad una galleria ricchissima di personaggi con lo scopo non troppo recondito di rendere più familiare ciò che normalmente resta nascosto o viene esibito in maniera molto poco sana. L’idea infatti le è venuta quando, nel suo periodo da single, frotte di uomini le mandavano foto con i genitali al vento, tutte invariabilmente identiche e tutte con il medesimo basso scopo.

Prendi il tabù, scoperchialo e ammantalo d’arte, dagli un’altra ragion d’essere, portalo in bella vista: ecco cosa ha fatto Soraya che sta ottenendo un successo inatteso. Di recente alcune sue opere sono state esposte nella galleria d’arte Art Basel Miami Beach e vendute a 10 mila dollari l’una. Un bel traguardo, per la foto di un pene.

Dall’idea alla realizzazione: l’artista ha messo a punto un guardaroba completo e variegato e poi ha dato il via agli scatti. L’unico problema che le si presenta spesso è la durata dell’erezione, perché per ottenere foto soddisfacenti dopo la preparazione c’è bisogno di una buona mezz’ora. Per questo ai modelli viene richiesto di presentarsi con i propri compagni, in modo che in caso di bisogno si possa… rimediare.

Tra i personaggi che ha creato con le sue immagini, Soraya è particolarmente fiera di Fidel Cockstroke (in foto), di Saddong Hussein, di Napoleon Boner Parte e di Cumrad Stalin, che compongono la schiera dei dick-tators. Il suo obiettivo era ironico, spiega la fotografa. Che continua:

“Gli uomini dovrebbero essere orgogliosi dei loro peni indipendentemente da dimensioni e caratteristiche. Donne e uomini gay non dovrebbero avere vergogna di goderne pienamente. Mi chiedo allora: se tanti lo amano, perché è sempre nascosto? A mio parere gli uomini si vergognano di mostrarlo e forse per questo tette e chiappe sono diventate le parti più intriganti del corpo da fotografare. Peni e testicoli erano messi in bella mostra nelle statue dell’antica Grecia e dell’epoca romana. Poi è entrata in gioco la religione cattolica che ne ha censurato la visione con la classica foglia di fico. Attraverso le mie foto spero che si torni ad accettare i genitali come sono, facendo luce e un po’ di sano umorismo su uno dei nostri tabù.”

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