Con le performances tribali dei Tamburi di Harmattan e quelle poetiche delle Notti di Zima, oltre alla programmazione dei primi corti realizzati da autori siciliani, e alla copia restaurata del classico La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, si giunge all’inaugurazione della VII edizione del DonnaFugataFilmFestival – L’isola come set nella suggestiva location del Castello di Donnafugata (Ragusa).
Organizzato dal Cinestudio Groucho Marx e la Fondazione degli Archi, in collaborazione con la Fondazione Gesualdo Bufalino e Archinet Srl, il festival si snoderà dal 14 agosto fino a domenica 23 agosto. Patrocinato dalla Città di Ragusa, il DFFF nasce dalla singolare vocazione del Castello di Donnafugata come luogo naturaliter cinematografico, più volte utilizzato dal cinema come spettacolare set, da ultimo Matteo Garrone in Tale of Tales.
La sezione più densa di eventi è lo ZodiacFilmFest: un’idea eccentrica per favorire un excursus cinematografico attraverso l’alfabeto delle stelle. Il direttore artistico Salvatore Schembari ha tenuto a mettere in evidenza cineasti del calibro di Stanley Kubrick o Alfred Hitchcock. Proprio al mago del brivido saranno dedicati vari omaggi, da quello iniziale ad alcune incursioni nel suo periodo inglese, all’interno di un segmento composito tutto destinato ai film muti chiamato ll ruggito del leone–film muti della MGM. A seguire, nello stesso schermo dell’Arena del Castello, Una notte da leoni, commedie “indimenticabili” in cui sono coinvolti protagonisti del segno come Blake Edwards o John Landis.
Non meno complesso il programma serale dell’Arena del Fossato dove si succederanno la striscia chiamata La fossa dei leoni, tutta dedicata a drammatici confronti, e Hic sunt leones, in cui invece i film racconteranno incontri importanti, come quello tra Sean Penn e Madonna (Shangai Surprise), Antonio Banderas e Melanie Griffith (Two Much), Wenders e la Bausch in Pina, tra David O’Russell e Jennifer Lawrence (American Hustle), Cameron e Schwarzenegger nel primo Terminator, Roman Polanski e il suo sceneggiatore feticcio Gérard Brach in Repulsion, Daniele Luchetti e il suo primo produttore Nanni Moretti, poi protagonista nel successivo Il portaborse, Sam Mendes e Kevin Spacey in American Beauty, per finire con Hitchcock, in cui viene tratteggiato il rapporto tra il grande regista inglese e la moglie Alma Reville.
Ma il momento clou del DFFF è certamente nel Cortile Grande del Castello, in cui si succederanno numerosi ospiti, presentati da un volto noto al pubblico cinematografico e televisivo, l’attore Claudio Botosso.
Il programma
Lunedì 17 sarà la volta del palermitano Gaetano Di Lorenzo, autore dell’interessante doc A proposito di Franco (prodotto dalla Arknoah di Francesco Torre) sul regista siciliano Franco Indovina, scomparso precocemente, nell’ambito della sezione L’isola come set, che dà il sottotitolo all’intero Festival. Privilegiando il binomio Sicilia & Cinema, dalla sua primitiva storia produttiva fino alla cinematografia contemporanea, con uno sguardo attento e curioso verso le nuove piattaforme delle arti visive nate in Sicilia, la sezione ospiterà alcuni tra i principali filmmaker isolani. Tra essi, Alessandro Aiello, Sebastiano Pennisi, Vincenzo Cascone, Alessandro De Filippo, senza dimenticare i protagonisti della Maratona di San Berillo, nella notte del 20 agosto: quattro doc – rispettivamente di Elena Russo, Carlo Lo Giudice, Edoardo Morabito, Maria Arena – e un film (Più buio di mezzanotte, di Sebastiano Riso) per raccontare, da punti di vista molteplici, lo sventramento e la vita tormentata dello storico quartiere di Catania che ispirò la scrittrice Goliarda Sapienza.
Sono siciliani i due ospiti di martedì 18: il regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì, di cui verrà proiettato La buca (protagonisti Sergio Castellitto e Rocco Papaleo, anche loro appartenenti al segno) e l’attore Alessio Vassallo, di casa nel Ragusano dopo l’interpretazione di Mimì Augello nel Giovane Montalbano, e di recente brillante protagonista del divertente Fino a qui tutto bene. Tutta dedicata alla critica la serata del 19, con una breve intervista filmata ad Alberto Farassino, e un più lungo doc dedicato al siciliano Lino Miccichè dai figli, il regista Francesco e il produttore Andrea, da poco presidente del NuovoImaie (di cui si parlerà nel consueto spazio preserale). Ricordando due critici entrambi grandi estimatori del primo Moretti, sarà inevitabile chiudere la serata con l’esordio del maestro romano Io sono un autarchico, nel giorno del suo 62mo compleanno.
La serata di venerdì 21 i doc Il sogno di Medea di Vincenzo Cascone (dedicato a Giovanni Robustelli), e Il gesto delle mani di Francesco Clerici ci ricordano che il DFFF nasce in una terra di grande vocazione pittorica e affida sempre a importanti artisti i manifesti del Festival: in questa edizione i tre pittori Giovanni La Cognata, Arturo Barbante e Salvo Catania Zingali. A queste mostre si aggiungeranno “Geografie del cuore” di Fabio Salafia e “Trasmutazione” di Almacesco. La serata sarà aperta dal doc Lo stato brado di Carlo Lo Giudice e chiusa dal poco noto Hollywood Confidential del regista e critico “leone” Peter Bogdanovich, a novembre nelle sale italiane con l’esilarante Tutto può accadere a Broadway.
Infine, sabato 22 agosto, prima dell’appendice domenicale con la maratona Kubrick, l’ultimo ospite del DFFF sarà l’attore Massimo Wertmüller, che presenterà il corto Ad arte prima del singolare Esercizi di stile – rimasto inedito nelle sale italiane dopo la prima al Festival di Venezia 1996 – quattordici episodi ispirati a Queneau, e diretti da vari registi, omaggiando tutti i generi cinematografici. Assai più che un esercizio di stile si può considerare il film di chiusura Boyhood.
Foto | press DFFF