Black Hand e A1one, i Banksy iraniani per la libertà di espressione

 

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La Street Art iraniana sta riscuotendo un notevole successo dal 2009, l’anno delle proteste del Movimento Verde, nato a seguito della pesante repressione messa in atto dal governo di Ahmadinejad nei confronti del popolo iraniano, dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009.

Molti murales sono illegali, a causa del loro carattere politico, e si scontrano con quelli sponsorizzati dal governo che si osservano al centro della città.

Uno degli artisti “autorizzati” Mehdi Ghadyanloo, che finora ha realizzato più di cento opere nella città con le tecniche 3D e i colori pastelli, ha spiegato che per disegnare sui muri è necessario il permesso del comune di Teheran e del proprietario della parete sulla quale si vuole dipingere. Inoltre, l’artista ha chiarito come a Teheran ci sia un ufficio Beautiful Organization, che commissiona i murales “legittimi”, ben diversi dai graffiti illegali.

I writer attivi a Teheran sono circa venti e molti di loro hanno avuto problemi con la giustizia; sono i cosiddetti “3 a.m. painters”, quelli che dipingono di nascosto e di notte.

Tra questi c’è Black Hand, l’uomo (o gli uomini) senza volto considerato il Banksy iraniano, grazie alla tecnica dello stencil che adotta anche il suo collega britannico e allo sfondo satirico nella trattazione di temi come la cultura, la politica, la religione. Al writer, avvolto nello stesso mistero di Mister V (V for Vendetta), è stato attribuito il murales che raffigurava una donna vestita con la casacca della nazionale di calcio iraniana, coperta da un velo nero, che alzava al cielo una bottiglia di detersivo per i piatti, simile alla coppa del mondo. La raffigurazione, ricoperta con la vernice rossa dalle autorità locali, era una provocazione lanciata dopo gli episodi dello scorso Giugno. Infatti, durante i mondiali di calcio Brasile 2014, il governo iraniano aveva proibito alle donne di guardare in pubblico le partite della nazionale, per tutelarle dai comportamenti grevi dei tifosi maschi. O ancora, quando il governo aveva lasciato fuori lo stadio, senza addurre alcuna giustificazione, le tifose della nazionale iraniana di pallavolo maschile, durante un match della World League, il campionato del mondo di pallavolo. Questi episodi hanno così generato delle forti contestazioni da parte delle donne fuori dallo stadio – due giornaliste sono state addirittura fermate dalle autorità locali – e hanno portato alla creazione del murales firmato Black Hand.

Altro nome noto tra i writer della notte è A1one (Alone), il primo writer iraniano (da qui il suo soprannome), in grado di sintetizzare la calligrafia persiana con lo stile occidentale. A seguito delle sue raffigurazioni, è stato arrestato diverse volte, con l’obbligo di non lavorare più nelle strade. A Marzo 2012 è stato rapito dai servizi segreti e detenuto per dieci giorni ad Evin Prison, carcere della capitale, con l’accusa di aver ricevuto denaro da Israele per promuovere la street art nel suo Paese. Attualmente vive a Dusseldorf, in Germania.

La street art iraniana è fatta da una generazione nuova e figlia del Movimento Verde, una generazione che non ha vissuto direttamente la rivoluzione islamica iraniana del 1979 o la guerra contro l’Iraq (durata otto anni e con una stima approssimativa di oltre un milione di vittime), ma che ricerca nuovi mezzi per esprimersi e sentirsi libera in un Paese che ancora non lo permette.

Graffito di Black Hand

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Graffito di A1one

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