ILVA, i risultati del biomonitoraggio sui lavoratori di Taranto sono confortanti

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Già a partire dallo scorso anno ILVA ha dato mandato ad una commissione medica di eseguire dei test di biomonitoraggio per comprendere quali potessero essere gli effetti dell’esposizione dei lavoratori dello stabilimento di Taranto ai metalli pesanti.

L’equipe medica, sapientemente guidata dai professori Leonardo Soleo e Pietro Lovreglio ha portato a termine uno studio che sarà estremamente importante sia ai lavoratori stessi che al mondo della ricerca per quanto concerne la valutazione dei possibili rischi che derivano dall’esposizione ai metalli pesanti sulla salute e sicurezza dei lavoratori che operano nella produzione di acciaio. Tra i metalli pesanti su cui si è indagato troviamo piombo, manganese, cromo, cadmio nichel, zinco, mercurio, arsenico, cobalto e rame.

Secondo gli esiti di tali esami, i valori riscontrati sono al di sotto rispetto ai limiti di riferimento. Solamente 24 dipendenti (operanti prevalentemente nella sola aree ritenuta non esposta nello stabilimento di Taranto, ovvero Imbarco prodotti finiti), sugli 856 complessivamente coinvolti nel progetto di monitoraggio biologico, hanno riscontrato una concentrazione di poco superiore in confronto ai valori fissati come limiti. Un’alterazione che è stata approfondita con ulteriori indagini mediche ed è strettamente legata con le abitudini alimentari di ciascun dipendente.

Lo studio legato al biomonitoraggio dei dipendenti che lavorano presso lo stabilimento ILVA di Taranto mette a disposizione dei fondamenti scientifici accreditati in tema di sicurezza e salute dei lavoratori nella produzione di acciaio molto importanti per tutti gli stakeholder.

L’equipe medica ha confrontato i valori di ciascun dipendente con dei limiti di riferimento veramente molto rigorosi. Infatti, gli esiti delle varie analisi sono stati comparati con i valori stabiliti da enti accreditati come lo SCOEL (comitato scientifico europeo per i limiti di esposizione occupazionali), la SIVR (società italiana Valori di Riferimento) e l’ACGIH (American Conference of Government Industrial Hygienists), oltre che indici ancora più severi stabiliti dal Laboratorio di Tossicologia Occupazionale dell’Università di Brescia.

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