La battaglia contro l’obesità infantile inizia in gravidanza

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I genitori e soprattutto la mamma, sono responsabili dell’obesità dei figli. Se un bambino ha qualche chilo di troppo, fin da piccolo, non si può dare la colpa alla sua golosità ma bisogna bacchettare l’incapacità delle mamme di tenerli a freno. E a supporto di questa teoria sopravvengono numerosi studi, legati anche alla gravidanza. 

In gravidanza non bisogna mangiare per due ma due volte meglio. È scritto in qualsiasi libro dedicato all’alimentazione in gravidanza. E mangiare bene senza prendere troppi chili aiuta non solo la mamma a restare in forma evitando pressione alta e diabete, ma è d’aiuto anche ai bambini che nella pancia ricevono un messaggio importante.

In gravidanza le donne sono sottoposte ad un’alimentazione iperproteica che può sfociare in un’alimentazione piena di zucchero. E con questo atteggiamento a tavola, le mamme mettono un’ipoteca sulla forma fisica dei bambini instaurando un circolo vizioso che porterà i piccoli all’assunzione di bevande e cibi ad alto contenuto di zucchero fin da piccolissimi.

Nel Regno Unito le ricerche in proposito sono numerose, una delle quali, molto importante è stata condotta dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine che sposta la gestione della “pratica obesità” nel recinto politico. Il discorso fatto, in poche parole, è questo: non ci si può lamentare dei chili di troppo e dell’obesità infantile se a livello politico non si pone (leggi “impone) un freno al marketing e quindi alla promozione e alla produzione di cibi zuccherini.

In realtà ad essere coinvolte dovrebbero essere tutte le realtà, ci dovrebbe cioè essere un impegno per la messa in opera di una strategia a lungo termine che coinvolga individui, organizzazioni, genitori e insegnanti, i medici, il governo e l’industria.

Photo Credits | Kletr / Shutterstock.com

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