“La maternità sia una scelta” tra congedi sprint e voucher per le mamme

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Il tema della maternità è tornato sulle prime pagine dei giornali in occasione delle quattro giornate che a Milano sono state dedicate al #tempodelledonne. Oggi più che mai s’invita la società, uomini e donne, a farsi carico della maternità che deve essere una libera scelta della mamma. 

Un Paese per donne e uomini è quello in cui la “maternità è una libera scelta” e poi a farsene carico sono tutti, non soltanto le madri. Lo ha detto anche il Presidente della Repubblica in occasione di un’inchiesta che ha dimostrato come l’accesso al lavoro e le condizioni di lavoro stesse, spesso condizionano la scelta delle donne.

Lo Stato deve farsi carico della situazione e regolamentare al meglio alcuni aspetti della vita lavorativa: dalla flessibilità degli orari all’assistenza e al costo dei servizi “essenziali” quali la scuola e il nido. In pratica lo Stato non deve mai lasciare soli i genitori e metterli nelle condizioni di scegliere come gestire la genitorialità.

Per il momento la situazione italiana appare molto complessa. La chiamano maternità 2.0 ma anche maternità sprint perché le donne, al fine di conservare il posto, dopo aver partorito rientrano “prima possibile” a lavoro. In altri casi – in tempi di crisi – le aziende invitano le donne e restare a casa fino all’anno del bambino sfruttando congedi obbligatori e facoltativi.

Situazioni molto diverse che dimostrano però una cosa soltanto: che la maternità non è ancora una libera scelta della donna e non è qualcosa di cui poi si fanno carico tutti, mamme e papà. Di certo ci sono degli strumenti molto gettonati come i voucher, contributi che vengono offerti alle donne che tornano a lavoro in anticipo per pagare la baby sitter o abbattere il costo della retta del nito. Per il 2015 sono state presentate 7.482 domande di voucher, ne sono state accolte 6.066, poi 4644 contributi sono stati usati per la baby sitter e le restanti 1.422 per il pagamento del nido.

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