La legge sull’aborto in Portogallo si inasprisce

legge sull’aborto in Portogallo

Per ogni passo avanti che si compie a proposito della legge sull’aborto, sembra di doversi rassegnare a farne almeno altri due indietro. È quanto ci induce a pensare una novità che arriva da Portogallo dove si torna indietro anziché procedere in avanti. È ancora lunga la strada della regolamentazione di un diritto che molti paesi hanno riconosciuto ormai da decenni ma che sembra di dover costantemente difendere.

Il Portogallo infatti ha appena inasprito le norme che regolano la legge sull’aborto sottoponendo le donne che esercitano il diritto di interrompere la gravidanza ad inutili umiliazioni e addirittura al pagamento delle spese mediche.

Lo scorso mercoledì il governo ha sostenuto l’introduzione di un costo per le donne che vogliono praticare l’aborto. Inoltre viene loro richiesto anche di sottoporsi ad una serie di esami psicologici prima di poter avviare la procedura.

Il parlamento si è infiammato durante le discussioni, anche per via dell’interruzione di un gruppo di attiviste per i diritti delle donne che al grido di “vergogna, vergogna!” ha fatto sentire la propria voce.

Chi sostiene le nuove norme ritiene che queste procedure servono non a negare il diritto all’aborto ma a migliorare le condizioni nelle quali le donne si trovano a prendere una decisione così difficile. Chi è contrario invece parla di inutili umiliazioni e di ostacoli lungo un percorso che dovrebbe essere una conquista ormai sancita e garantita dalla legge.

L’aborto resta indubbiamente una questione controversa, soprattutto in paesi dalla forte impronta cattolica come il Portogallo. In questo paese la legge è stata approvata per referendum nel 2007, sancendo il diritto della donna di abortire con il supporto medico e a spese delle Stato entro 10 settimane dall’inizio della gravidanza.

Prima di allora, le donne portoghesi andavano incontro addirittura prigione fino a 3 anni in caso di aboroto, salvo nei casi di stupro o di pericolo per la salute della madre o del feto. A che pro dunque l’introduzione di nuovi ostacoli che sembrano tanto oscurantisti quanto contrari alla legge vigente?

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