Mamma coraggio denuncia il figlio per salvare i fratelli

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La mamma è sempre la mamma, quante volte l’abbiamo sentito ripetere? Una mamma proteggerà sempre ad oltranza i figli. Anche questo è un adagio molto in voga. Ma capita anche il contrario, tra critiche, dubbi e ripensamenti. La storia di questa madre coraggio, a Milano, è emblematica. 

Il Corriere della Sera ha raccolto questa storia incredibile affidando alla donna un nome di fantasia. L’hanno chiamata Marsita e così la chiameremo anche noi. È una donna, mamma di cinque figli che abita nella periferia Est di Milano. Qualche tempo fa ha deciso di denunciare il figlio Chico perché in due anni l’ha visto cambiare davanti ai suoi occhi, diventare violento, irriconoscibile. Non ha mai perso la speranza di potergli insegnare i valori della legalità e del rispetto ma di fronte ad un atteggiamento sempre più cruento, si è dovuta ricredere, ha dovuto pensare agli altri quattro figli.

Confessa di aver denunciato Chico perché non vuole che gli altri fratelli più piccoli, un giorno, dicano di essere stati violenti perché lo era il fratello. I meccanismi imitativi sono sempre in agguato. Laddove l’imitazione dei fratelli diventa una strategia dei piccoli per apprendere, è da incoraggiare e sostenere; quando invece diventa una giustificazione per attuare comportamenti illeciti, va sanzionata.

La storia di Marsita è molto dolorosa: i primi due figli nati in Salvador non erano stati riconosciuti dal padre. Lei ha deciso di prendere la sua vita di petto e si è trasferita a Milano dove ha iniziato a lavorare come badante. Poi è tornata a riprendere i ragazzi che aveva affidato alla nonna. Il primo dei due è un tipo tranquillo, adesso lavora. Il secondo invece si è legato ad una band di delinquenti e ora è in carcere con l’accusa di omicidio.

La madre ha visto su internet dei filmati legati ad un’aggressione in cui ha perso la vita un ragazzo, ha riconosciuto il figlio e gli ha implorato di costituirsi. Davanti al rifiuto spavaldo del ragazzo ha deciso di denunciarlo. Un atto coraggioso che deve essere letto anche come la voglia di una donna straniera di garantire l’integrazione non violenta alla sua famiglia. Quante donne italiane farebbero la stessa cosa con i propri figli delinquenti?

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