Sì alla fecondazione assistita anche se il marito è morto

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Volere un figlio, a tutti i costi. È questo il riassunto della vicenda che ha interessato una coppia italiana e il Tribunale di Bologna. Nonostante il marito della donna sia morto 4 anni fa e nonostante la donna abbia già 50 anni, i giudici hanno autorizzato la fecondazione assistita con gli embrioni congelati del marito defunto. 

Una vicenda che nasce ed alimenta numerose polemiche, schierando da un lato i giudici cui è stato chiesto di valutare la liceità della richiesta della donna, dall’altro la Chiesa che si oppone alla nascita di un bambino senza padre, soltanto perché la tecnologia lo consente.

La vicenda della donna che vuole diventare mamma anche se il marito è morto

La coppia si era sposata nel 1998 ma due anni prima, nel 1996, si era rivolta al centro di fecondazione assistita dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna per chiedere l’accesso alla fecondazione assistita. Nel 1996 l’impianto non è riuscito e gli 8 embrioni non impiantati sono stati congelati con il consenso della coppia.

Da allora, anche per una malattia dell’uomo, hanno deciso di conservare gli embrioni e fino al 2010 hanno confermato la volontà di mantenerli con la speranza che potesse andare a buon fine un nuovo impianto. Nel 2011 il marito della donna è morto e dopo il decesso la vedova si è rivolta al centro di procreazione medicalmente assistita per chiedere l’impianto.

Secondo un’interpretazione della legge 40, è stato negato alla donna il diritto di tentare di nuovo la gravidanza, perché era necessario che i genitori del bambino permanessero in vita. La donna ha presentato ricorso (intanto la legge sulla fecondazione assistita è cambiata) e i giudici hanno detto che vista l’età della vedova, è necessario provvedere d’urgenza all’impianto.

Le dichiarazioni della protagonista

Una volta ottenuto il via libera, che la donna aspettava anche per questioni di principio, adesso si valuterà con i medici l’opportunità di impiantare nuovi embrioni del marito defunto nella donna. L’età c’è e i rischi di una gravidanza sono sempre elevati.

In sostanza, tecnicamente e giuridicamente è possibile ma in cuor vostro, care mamme, lo fareste?

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1 commento su “Sì alla fecondazione assistita anche se il marito è morto”

  1. Ho letto tutto e apprezzo la prudenza della madre non più giovane ma dalle sue parole si evince che il bambino è un atto di amore nei confronti del marito defunto e non un atto d’amore nei confronti del figlio.

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