Erin Heatherton

La modella Erin Heatherton denuncia: o dimagrisci o non sfili

Erin Heatherton

Faccenda mai troppo discussa, quella delle percezione del corpo femminile imposta dalla comunicazione pubblicitaria. Questa volta nell’occhio del ciclone c’è niente meno che Victoria’s Secret e uno dei suoi angeli, Erin Heatherton, che ha sfilato per il brand di lingerie americano per 5 anni e ha partecipato alla creazione dei cataloghi e delle campagne pubblicitarie.

La questione? Secondo la modella, che ha denunciato solo di recente l’accaduto, il marchio di lingerie le avrebbe chieso di dimagrire per gli ultimi due show. Una pressione costante, spiega la modella, a cui sulle prime ha reagito con incredulità. La stessa incredulità sorge spontanea anche a noi che non riusciamo a spiegarci come possano essere più belle e in forma di così le modelle di Victoria’s Secret.

Erin Heatherton ammette di aver ceduto alle pressioni cercando di perdere peso, allenandosi 2 volte al giorno e mangiando con molta cura, senza però riuscire a dimagrire ulteriormente:

“Ero molto depressa perché lavoravo duramente e avevo l’impressione che il mio corpo opponesse resistenza. Sono arrivata al punto in cui una sera, tornando a casa dalla palestra, mi sono ritrovata a guardare la mia cena e a pensare che forse non avrei dovuto mangiarla.”

La modella, arrivata a questo punto, ha trovato la forza di dire basta e lasciare la scuderia di Victoria’s Secret. Di recente ha parlato di questo episodio durante un’intervista e ha postato su Instagram una sua foto in perfetta forma mentre indossa una t-shirt che lancia il messaggio “Empowered by Failure” per dire alle donne che adesso è più forte di prima e che non combatte più con il suo corpo per essere perfetta in un modo innaturale. Un messaggio da cogliere e di cui fare tesoro.

“Mi sono resa conto che non potevo continuare a sfoggiare il mio corpo di fronte a tutte quelle donne che mi guardavano e far loro credere che fosse facile essere così.”

aborto

Condannata per aborto in Irlanda del Nord

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Non per omicidio, né per droga o furto ma per aborto è stata condannata una donna di 21 anni da un tribunale irlandese per aver interrotto una gravidanza 2 anni fa. In Irlanda del Nord l’aborto è un reato secondo una legge vecchissima, risalente a 150 anni fa quando venne sancito come atto criminale dalla regina Vittoria.

Le donne che decidessero di abortire potevano essere imprigionate, anche quando fossero state vittima di violenza sessuale o fossero state appurate disabilità del feto, con l’unica circostanza attenuante della vita della madre in serio pericolo.

Contrariamente a questa legge vecchia e ancora in vigore, molte donne oggi sono a favore dell’aborto e secondo il Guardian, che riporta i dati di alcuni sondaggi sul tema, oltre due terzi delle donne in Irlanda del Nord sono favorevoli all’interruzione di gravidanza.

Il caso recente della condanna per aborto porta nuovamente all’attenzione una questione sociale molto sentita e assai dibattuta anche nei paesi che hanno legalizzato la pratica da molti decenni. La donna condannata ha abortito all’età di 19 anni perché non desiderava portare avanti la gravidanza ma non poteva permettersi un viaggio in Inghilterra per abortire. Lo ha fatto a casa, servendosi della pillola abortiva che era riuscita a procurarsi. A denunciarla alle autorità è stata la sua coinquilina e ciò ha portato all’arresto della donna, punita una sua scelta che è considerata una colpa. Anzi, un reato vero e proprio.

D’altronde le recenti esternazioni di Donald Trump a proposito dell’aborto e della necessità di punire le donne che lo praticano lasciano intendere che la questione è assai più bruciante di quanto non appaia, anche nei paesi che hanno superato da tempo la questione, almeno da un punto di vista legale.

Intanto le donne irlandesi che possono permetterselo si recano ad abortire in Inghilterra senza subire alcun procedimento penale e ciò crea una spaccatura profonda che annulla, di fatto, la possibilità di abortire per tutte le donne economicamente disagiate.

Photo Credits | a katz / Shutterstock.com

biografia di naomi campbell

La biografia di Naomi Campbell dopo 30 anni di carriera

biografia di Naomi Campbell

È in arrivo la biografia di Naomi Campbell che celebra un traguardo importante, ben 30 anni di carriera. Un anniversario notevole, visto che la carriera media di una modella conosce molto presto una decisa battuta di arresto a causa dell’avanzare dell’età. D’altronde la Venere Nera non è certo una modella come tutte le altre.

La biografia è pubblicata per i tipi della Taschen anche in una speciale edizione a tiratura limitata in due volumi e sole 1000 copie, tutte autofografate dalla supermodel. Il costo è da capogiro, naturalmente, visto che la cifra richiesta per avere una delle esclusive copie firmate è di 1500 euro.

Il libro raccoglie una selezione di scatti che ricordano le tappe più importanti di questa lunghissima carriera, accompagnate da un testo autobiografico scritto dalla stessa modella che racconta la sua storia attraversando i decenni della moda e del costume ma anche le vicende personali.

All’altezza della situazione, decisamente molto glam, è anche lo speciale cofanetto che racchiude il volume: ha la forma di un bustier rosa. Per presentare il libro la modella, che ha giocato a posare nelle foto “indossando” la sua biografia come un abito, ha partecipato alla festa organizzata in suo onore a New York con un abito scintillante e un corteo di amiche celebri, tra cui anche le sorelle Hilton e Uma Thurman.

Il carattere turbolento della modella è presto dimenticato vedendola sorridente mentre si guarda indietro e ripercorre i suoi anni d’oro ma al tempo stesso volge lo sguardo in avanti, dove la aspettano ancora nuove avventure. D’altro canto ha firmato di recente una linea di lingerie per Yamamay indossandola in prima persona: a 45 anni fa ancora mangiare la polvere a ben più giovani nuove leve.

re-vagination

Re-vagination, perché va di moda rifarsi la vagina

re-vagination

L’ultima tendenza si chiama re-vagination, cioè un intervento vaginale che restituisce la gioventù perduta ad una parte che normalmente non otteneva le medesime attenzioni del viso o del seno. Il trend emerge forte e chiaro da un’indagine condotta su 1500 donne italiane che hanno svelato come quasi il 30% delle donne over 40 intervistate si sottoporrebbe volentieri al ritocchino della vagina.

L’intervento estetico ha lo scopo di ringiovanire la vagina risolvendo i problemi di atrofia che emergono con l’età e restituere un aspetto estetico più fresco, con una ricaduta sull’aspetto psicologico della percezione del proprio corpo.

Se fin qui avevamo creduto che quello della percezione del corpo femminile fosse un problema presente soprattutto tra le fasce di età molto giovani, più sensibili a insicurezze e messaggi pubblicitari devianti, scopriamo che in verità le radici sono assai profonde anche tra le donne in età che dovrebbero presupporre una raggiunta consapevolezza del proprio corpo e un’accettazione più matura di sé e del trascorrere del tempo.

1 donna su 3 tra quelle intervistate nelle più grandi città italiane ha ammesso di accettare di buon grado la possibilità di un intervento capace di ridare tono e un bell’aspetto alla vagina che subisce i mutamenti dovuti all’età al pari di altre zone del corpo. Nella lista dei desideri delle donne aperte al ritocchino estetico dunque non ci sono più solo i filler sul viso o la liposuzione ma anche la re-vagination.

La tecnica di intervento al laser promette di intervenire sul benessere intimo ad un livello più profondo rispetto a quello meramente estetico. L’area vaginale infatti è soggetta ad atrofia con l’arrivo della menopausa che provoca anche un impoverimento del collagene nei tessuti e dunque una diminuzione della lubrificazione. Ripristinare questi valori consente anche una migliore vita sessuale in età avanzata.

La ricerca, condotta da Quanta System Observatory, si è basata sulla tecnica di rivelazione nota come WOA (Web Opinion Analysis). Tramite il monitoraggio online delle opinioni relative alle tendenze della chirurgia estetica è emerso che u 1500 italiane di età compresa tra i 18 e i 65 anni, il 29% ha detto sì alla re-vagination per motivi medici, psicologici o estetici.

La tecnica è italiana e ha visto un notevole incremento nella richiesta sin dal 2012, quando è stata introdotta per la prima volta, con una crescita del 24% e un’età media delle donne che la richiedono compresa tra i 45 e i 55 anni.

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Il lavoro domestico ricade sempre sulle donne e lo stipendio?

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Le donne sono diventate ormai degli animali mitologici per via della forza dirompente delle pari opportunità e dell’emancipazione femminile. In pratica si è fatto un discorso tipo “se vuoi essere come l’uomo, lavora come l’uomo”. Peccato che poi vengano a mancare tutti gli altri elementi di paragone. 

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Nasce Chayn Italia, un aiuto online per le donne vittime di violenza

chayn italia

Chayn Italia è la nuova piattaforma online che fornisce informazioni e risorse, tutte a diposizione delle donne che affrontano i problemi connessi alla violenza di genere, come vittime o come persone vicine ad altre donne che subiscono abusi.

Il sito è online dallo scorso 22 Marzo ed è a disposizione di chiunque cerchi informazioni e materiale, sia relativo all’aiuto legale che alla possibilità di ricevere aiuto psicologico, ma non solo. Tutto il materiale è open source, gratuito oltre che riutilizzabile.

Elena Silvestrini, coordinatrice del progetto che riunisce oltre 50 volontarie, racconta i motivi che hanno spinto questo gruppo di professioniste, tra attiviste e avvocati, traduttrici, grafiche e sviluppatrici, a mettere in piedi una piattaforma che lavora a stretto contatto con le strutture di sostegno attive sul territorio:

“Se si fanno ricerche online in italiano sulla violenza contro le donne il massimo che si può trovare sono i contatti dei centri antiviolenza. Noi contribuiremo diffondendo informazioni pratiche subito accessibili.”

A fornire il primo nucleo di esperienza e competenze, entrambe sviluppate sul campo, è il centro antiviolenza Una stanza tutta per sé attivo a Roma, con il quale Elena ha collaborato attivamente e che ha poi coinvolto nella creazione di Chayn Italia.

L’idea è nata dopo aver conosciuto Hera Hussain, la fondatrice di Chayn International, fondata inizialmente in Pakistan e in India con l’intento di unire impegno sociale e tecnologia per metterli al servizio delle donne vittime di violenza di genere.

L’Italia è il terzo paese coinvolto nel progetto che intende porsi come l’intermediario più veloce tra le donne in cerca di informazioni e aiuto e i centri antiviolenza diffusi sul territorio, che sono puntualmente segnalati sul sito allo scopo di creare e potenziare una rete di supporto competente e tempestivo.

Congedo mestruale, non aiuta le donne ma le discrimina

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Il congedo mestruale è su tutti i giornali da diversi anni e ultimamente si è tornati sull’argomento per via di un’iniziativa della società Coexist di Bristol che ha introdotto questa “misura” anche nella sua realtà d’Oltremanica. Ma se il congedo mestruale invece che aiutare le donne, contribuisse alla loro discriminazione?

A4 challenge

A4 challenge, la vita stretta come un foglio di carta

A4 challenge

L’ultima follia delle sfide online per aderire ad un canone di bellezza distorto e malsano si chiama A4 Challenge e sta dilagando sul web. Nota anche come paper challenge, i social ne sono pieni. Da una parte ragazze che si sottopongono alla prova del foglio di carta, dall’altra – per fortuna – chi se ne dissocia con un pizzico di sana ironia.

Ma di cosa si tratta? L’idea è quella di dimostrare di avere la vita stretta come un foglio di carta e per la precisione larga quanto il lato corto di un foglio A4 che si usa come termine di paragone e con il quale ci si fotografa, evidenziando come il punto vita rientri nelle dimensioni richieste. Ricordiamo che un foglio A4 nella sua parte più stretta misura 21 centimetri appena.

Secondo Shanghaiist la tendenza è esplosa su Weibo, un social network corrisponde alla variante cinese di Facebook. Da lì si è diffusa raggiungendo lo stesso Facebook, Twitter e Instagram e coinvolgendo le americane e le europee in una vera e propria febbre da vita stretta.

Di fatto le ragazze asiatiche sono più minute ma per una donna occidentale media rientrare nella assurda taglia A4 è non solo poco realistico ma anche potenzialmente pericoloso: si diffonde un messaggio rischioso invitando le ragazze ad aderire ad un modello di bellezza che non coincide con la realtà.

Su Weibo oltre 40.000 utenti hanno raccolto la sfida pubblicando la propria foto con il foglio di carta davanti alla pancia ma ormai la challenge ha travalicato i confini cinesi. In barba a tutti i discorsi sull’accettazione del proprio corpo e alle polemiche sull’immagine distorta della donna che passa attraverso la comunicazione, sono in tante a tentare la prova dell’A4.

Ma c’è anche qualcuno che dice no e si fa fotografare con un foglio in formato A3 e un gestaccio esplicito che manda a quel paese la ridicola sfida. C’è persino chi ha scomodato il proprio gatto per prendere in giro la paper challenge. E chi fa commenti non troppo velati sull’intelligenza (assai carente) dell’iniziativa. In gallery alcune delle reazioni del web all’ultima tendenza della Rete.