10 libri da mettere sotto l’albero per Natale 2015 tra fiabe, fantascienza e gialli. Non vi è nulla di meglio che regalare un sogno a chi si ama. Ed un romanzo è sempre un buon punto di partenza.
Attualità
Le cattive abitudini ci fanno bene
Chi ha detto che le cattive abitudini siano un segno di sciatteria o di brutto comportamento non sapeva ancora che una ricerca ha stabilito che ci fanno un gran bene. Dire parolacce, lasciare il letto disfatto, spettegolare malignamente di qualcuno che non c’è e poltrire qualche ora in più la mattina non sono vizi, ma trattamenti di bellezza e benessere.
Ditelo al prossimo che vi rimprovera con fare moralista quando spifferate un piccolo segreto o a chi vi condanna bonariamente per la vostra pigrizia nel lasciare il letto così com’è quando vi alzate la mattina, senza rifarlo ordinatamente come prima cosa ogni giorno.
La notizia arriva dall’università di Berkeley in California che insieme ad un team di ricercatori di Harvard – non proprio gli ultimi arrivati, insomma – ha stabilito che le cattive abitudini fanno bene. Ci procurano qualche figuraccia, forse, e qualche critica da parte della società dei benpensanti, ma per il resto hanno solo effetti positivi.
Il gossip, per esempio, innocente vizietto che di solito riserviamo alle ciarle con le amiche o alla lettura di qualche rivista dal parrucchiere, ci aiuta a combattere lo stress. Però, dicono gli scienziati, deve essere gossip di qualità, cioè motivato da una causa positiva come per esempio avvisare qualcuno di ciò che sta accadendo alle sue spalle. Non ha lo stesso effetto parlare degli amorazzi dell’attore di Hollywood che preferiamo.
E cosa dire della pigrizia che ci fa restare a letto molto dopo che la sveglia ha finito di tuonare nel nostro orecchio? Ottime notizie in questo ambito: dormire di più ci rigenera, fa bene alla pelle, ci rende più svegli (che contraddizione!) e ci fa anche perdere peso. È dimostrato al contrario che dormire poco rende nervosi e fa aumentare di peso.
Non rifare il letto è un’altra cattiva abitudine tutta privata, almeno in età adulta, che però ha suscitato infinite discussioni con i nostri genitori durante l’adolescenza. Ammettetelo, chi di voi rifaceva sempre il letto prima di correre a scuola? Aggiungiamo: chi lo rifaceva senza mettere il muso per la noia di questa incombenza imposta?
Eppure non rifare il letto crea un ambiente più sano per dormire perché elimina le condizioni dell’ambiente caldo e umido nel quale proliferano gli acari. Lasciatelo pure disfatto e protestate che è per colpa della vostra allergia.
Anche dire le parolacce è una delle cattive abitudini più condannate ma che si scopre essere anche assai salutare. Sparare a raffica parolacce per ogni sciocchezza non fa bene a nessuno, tanto meno alla nostra immagine, ma se per esempio vi fate male e vi scappa la parolaccia, buon per voi. Funziona infatti da antidolorifico perché arrabbiarsi aumenta il livello di adrenalina nel corpo che contrasta la sensazione di dolore.
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Chi sono le prime 10 donne elette in Arabia Saudita
Per la prima volta nella storia del paese, l’Arabia Saudita ha aperto il diritto di voto alle donne e ha permesso la presentazione di candidate nel corso delle ultime elezioni dei governi locali. Il risultato è stato sorprendente, soprattutto considerando che le donne non hanno potuto concorrere in condizioni paritarie rispetto agli uomini.
Alle donne è stata infatti preclusa la partecipazione ai dibattiti pubblici, a cui hanno potuto prendere parte solo attraverso un divisorio, oltre che la comunicazione diretta con gli elettori e in molti casi era un uomo a leggere i loro discorsi elettorali.
Non si sono scoraggiate, hanno utilizzato i social media per parlare alle donne che le hanno elette e hanno conquistato ben 20 seggi, secondo gli ultimi aggiornamenti, laddove i più ottimisti immaginavano al massimo un paio di vincitrici. Scopriamo chi sono le prime 10 donne elette nei distretti più importanti.
Haifa al-Hababi
Architetto, docente e pubblicista, ha 37 anni e crede molto nel potere dello strumento che è stato dato alla donne con il diritto di voto, ben decisa a utilizzarlo al meglio. Ha condotto la campagna elettorale scegliendo di mostrarsi a volto scoperto e usando colori accesi, in contrasto con la prevalenza del nero nel mondo femminile saudita.
Rasha Hefzi
Imprenditrice, si è servita a piene mani dei social media per contattare i propri elettori e superare le restrizioni imposte alle candidate donne. Con ottimi risultati visto che ha conquistato un seggio a Jeddah. Il suo slogan: “Abbiamo cominciato e continueremo.”
Salima bint Hazab al-Otaibi
È stata la prima donna ufficialmente eletta, in ordine di tempo, in Arabia Saudita. Ha conquistato il seggio di Madrakah, nei pressi della Mecca.
Lama al-Sulaiman
Biochimica, ha studiato nel Regno Unito ed è oggi vice-presidente della camera di commercio di Jeddah, dove ha strappato un seggio municipale sbaragliando molti candidati uomini.
Hanouf al-Hazmi
È stata eletta nella regione settentrionale di Jawf e ha dichiarato di volersi occupare in particolare di temi quali la questione femminile, l’educazione dei bambini, la creazione di centri giovanili e ancora strade ed ecologia.
Huda al-Jeraisy
Figlia dell’ex presidente della camera di commercio di Riyadh ed essa stessa membro dell’esecutivo della medesima istituzione, è anche imprenditrice. Ha puntato tutto sulla volontà di aprire maggiormente le porte dell’imprenditoria alle donne che vogliono farsi strada nel mondo del lavoro.
Mona el-Emery
È stata eletta nella regione di Tabuk, nel Nord-Ovest del paese, vicino al confine con la Giordania.
Fadhila al-Attawy
Anche Fadhila al-Attawy ha vinto un seggio nel distretto di Tabuk portando a due gli scranni conquistati da una donna nella zona.
Sanaa al-Hamam
Ha trionfato nella provincia di Ihsa, nella zona orientale della nazione, dove si occuperà soprattutto di politiche locali connesse all’educazione, all’urbanizzazione e all’ecologia.
Masoumah Abdelreda
Stesse tematiche e stessa zona di elezione anche per Masoumah Abdelreda che ha ottenuto il secondo seggio al femminile del distretto.
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Il tono di voce svela quanto durerà la relazione
Non siamo sempre d’accordo con l’affermazione secondo cui conta più come si dice di quel che si dice ma questo concetto sembra essere vero nel caso delle relazioni, anzi della loro durata nel tempo: il tono di voce svela quanto durerà la relazione, è quanto sostiene una recente ricerca interdisciplinare.
Il tono della voce di chi parla svela molto più di quanto non faccia il significato delle parole, su questo possiamo essere tutti in perfetto accordo e da questo assunto è partito lo studio che ha coinvolto ricercatori della USC Viterbi School of Engineering e della University of Utah.
I risultati sono stati chiari: il tono che i membri di una coppia usano per parlarsi a vicenda può svelare molto del successo della loro relazione a lungo termine. Ammettiamo che ci fa rabbrividire immaginare che nel nostro tono di voce possa celarsi il destino della nostra vita amorosa ma alla scienza cosa vuoi controbattere? Non c’è poesia che tenga, ogni romanticismo brutalmente distrutto e sacrificato sull’altare dell’evidenza scientifica.
I ricercatori hanno creato un algoritmo che classifica le registrazioni di centinaia di conversazioni di coppia secondo caratteristiche acustiche specifiche. In questo modo è stato possibile analizzare la comunicazione verbale degli innamorati riconoscendo i picchi emozionali, il nervosismo e altri sentimenti che, sa il cielo come, sono stati rigorosamente categorizzati.
L’algoritmo derivato da queste ricerche è in grado di predire se una coppia rimarrà insieme nell’arco di 5 anni. Secondo i ricercatori stime così precise possono essere utili nel riconoscere potenziali comportamenti pericolosi o più semplicemente sintomi di un problema di coppia che non si è ancora manifestato.
Tutto ciò permetterebbe di intervenire per tempo prima che la relazione si sfasci e vada a rotoli. Uno strumento in mano a psicologi e terapisti di coppia, insomma, più che qualcosa di cui possiamo servirci noi stessi. Ma in fondo non vale sempre la cara vecchia regola dell’imparare ad ascoltarsi a vicenda?
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StereoTelling, il nuovo album di Kiave fuori il 22 Gennaio 2016
Classe 1981, profondo Sud, compatto e saldo come un eroe omerico. Kiave è tutto questo e chi ascolta la sua musica lo sa bene. E’ passato quasi un anno dal suo ultimo lavoro, Fixtape, ventuno tracce con dieci inediti ed importanti collaborazioni: Mistaman, Clementino, Ensi, Ghemon, Killacat, Mad Buddy, Mecna, Hyst, Dj Tsura, solo per citarne alcuni.
Due giorni fa è arrivata la dichiarazione che stavamo aspettando. Un semplice post su Facebook, senza frasi effetto o rime barocche: “StereoTelling, il nuovo Album 22.01.2016 – Macro Beats Records”. Ancora poche settimane e potremo ascoltare uno degli album più attesi del nuovo anno.
Kiave – Fixtape
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In foto | Kiave Facebook
Paolo Colagrossi, l’artista molisano che sogna l’America
Ho incontrato Paolo Colagrossi diversi anni fa, a Roma. Vent’anni o poco più, magro e con la chitarra in mano, sua compagna fidata dal 2001. Dopo il terremoto del 2002 che colpisce la sua regione, decide di dedicarsi a tempo pieno alla musica e si trasferisce a Roma dove studia con i Maestri Dario Lapenna, Umberto Fiorentino e Stefano Micarelli presso il St. Louis College of Music ed il Conservatorio L. Refice di Frosinone. E’ proprio qui che iniziano collaborazioni e primi progetti che lo porteranno ad affermarsi nell’ambiente jazz capitolino.
Il 2011, però, è un anno importante per la sua carriera. Si trasferisce, infatti, in Olanda dove consegue il Master in chitarra jazz presso il Conservatorio di Amsterdam, luogo dove avviene l’incontro con J. Van Ruller, M. Van Der Grinten e M. Van Ijterson, tre importanti chitarristi nella scena jazz europea. E’ proprio in quegli anni che ha la possibilità di esibirsi con i nomi jazz più influenti nei locali di tutta Europa, un’esperienza che fa nascere in lui la consapevolezza e il desiderio di implementare percorso e ricerca artistica in un’altra meta: l’America.
Il 2015, invece, è l’anno dell’album d’esordio Melodie dal mezzogiorno, realizzato con il Paolo Colagrossi Quintet, quintetto formato da giovani talenti provenienti dal Conservatorio di Amsterdam. E’ possibi
Con l’augurio che il giovane e talentoso artista molisano possa continuare la sua formazione professionale in America, alla ricerca di stimoli e sonorità differenti per nuove composizioni, vi ricordiamo che potete acquistare Melodie del mezzogiorno a questo link. Buon ascolto!
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=UAQC7NKRu4I]
Gli uomini e la tendenza della barba glitter
La barba è trendy e gli uomini barbuti sono sempre stati terribilmente affascinanti, ammettiamolo. Anche se ultimamente la barba è diventata più affare da ragazzotti hipster che da uomini fatti, ci sembra una tendenza apprezzabile. Nella pratica tuttavia è essenziale che sia morbida e non ispida per non irritare le nostre labbra durante gli immancabili baci. Siamo pronte a concedere una deroga a questa idea: la barba glitter.
Visto che la barba è un must tanto vale addobbarla come si conviene alle feste natalizie. L’idea è dei due burloni di The Gay Beards che, come il nome già suggerisce, di barbe si intendono eccome. E hanno deciso di renderle glitter, scintillanti come non mai e in perfetto tema natalizio.
Se i vostri compagni sono muniti di barbe e pronti a divertirsi – oltre che ad osare oltre ogni immaginazione – perché non pensare di decorare questa parte con una cascata di porporina colorata? Oro sarebbe l’ideale, naturalmente, ma cosa mai potrà limitare la vostra fantasia?
D’altronde non è neanche la prima idea a tema natalizio per adornare le barbe, già lo scorso anno avevamo assistito a barbe addobbate come alberi di Natale con tanto di palline colorate e luci intermittenti. Un po’ più impegnative, certo, anche se non si può proprio dire che la barba glitter sia più discreta.
Unico problema: il glitter tende a cadere via via quindi, a meno che non vogliate lasciare dietro di voi una scia scintillante (che non è neanche una brutta idea, fa tanto glam!), sarà meglio fissare l’opera con una generosa spruzzata di spray fissante. Andrà benissimo la comune lacca per capelli. E ora siete pronti ad accompagnarvi all’uomo più sparkling che ci sia. Indossate la vostra migliore ironia e andate incontro alle feste di fine anno. Sarà una grandiosa idea per Capodanno.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=srcGV4KfzIc]
Secondo Cara Delevingne The Future is Female
Prendi Cara Delevingne e la sua immensa popolarità sui social, aggiungi uno slogan che si fa notare ed ecco servita la controversia della settimana. La top model e attrice è stata accusata di aver utilizzato un design protetto da copyright lanciando il suo messaggio The Future is Female su Instagram.
Cominciamo dal principio. Anzi dalla premessa. La causa è nobile, lo scopo benefico, il personaggio non ha certo bisogno di appropriarsi della proprietà di nessuno essendo ricca sfondata e piuù che celebre. Il messaggio d’altro canto è di quelli universali, chi di noi non ha mai pensato che il futuro appartenga alle donne? Insomma, l’affermazione The Future is Female non può certo appartenere a nessuno, eppure appartiene a tutte.
La Delevingne ha sfoggiato una t-shirt con questa frase sul proprio account Instagram e dopo una valanga di richieste da parte dei suoi followers ha deciso di mettere in vendita la maglietta, riproducendola in molte copie, per donare i proventi delle vendite all’associazione Girl Up!
Immediatamente si è scatenato il finimondo, nonostante le buone intenzioni della modella: i suoi stessi fan, o almeno una parte di essi, si sono rivoltati contro la sua iniziativa giudicandola in malafede visto che nel frattempo era saltata fuori un’altra verità, cioè che la t-shirt è stata creata originariamente da Otherwild, un piccolo laboratorio con negozietto californiano che ha rivendicato la proprietà del design.
Lo slogan The Future is Female è stato in realtà ideato da Labyris Books, la prima libreria femminista aperta a New York nel 1972. Otherwild ha utilizzato la fotografia della cantante Alix Dobkin scattata dalla sua compagna Lisa Cowan mentre indossa la maglietta nel 1975, chiedendo regolarmente il permesso di ridisegnare la t-shirt e ottenendo la relativa licenza, protetta dunque dalla legge sul copyright.
I fan quindi avevano ragione ma tanto chiasso non è ancora servito a chiarire se la Delevingne abbia effettivamente acquistato questa t-shirt da Otherwild, se abbia chiesto un permesso per riprodurla e venderla, se sia possibile in termini di legge. Noi però siamo sicure di una cosa: le donne andranno lontano e il futuro apparterrà a loro ma quanta strada ancora c’è da fare se dal 1972 a oggi non abbiamo ancora imparato a rispettarci a vicenda.
Photo | Instagram