pubblicita in arabo

Una pubblicità in arabo crea il caos in Australia

pubblicita in arabo

È bufera in Australia dove la catena di negozi Optus ha scatenato una polemica tra i suoi utenti a causa di una scelta pubblicitaria: in un centro commerciale a Sydney sono comparsi manifesti pubblicitari in diverse lingue, tra cui l’arabo, per comunicare la disponibilità di personale che parla la lingua madre delle minoranze etniche della città.

I clienti anglofoni si sono lamentati sulle pagine social dell’azienda che si è vista costretta a rimuovere i manifesti dopo aver tentato di spiegare il perché della propria scelta. A pochi giorni dagli attentati di Parigi, e in un periodo storico in cui il mondo mediorientale si scontra fortemente con il mondo occidentale, la scelta di esporre manifesti in arabo è stata vissuta come una mossa sbagliata e da alcuni addirittura offensiva.

Tra i commenti apparsi sulla pagina Facebook di Optus si sono fatti notare quelli di chi ha accusato lo store di malafede nel proporre manifesti in arabo e non in inglese. Altri hanno obiettato che le minoranze che vivono in Australia e vogliono integrarsi sono tenute ad adeguarsi alla società che li accoglie e a conoscere la lingua locale.

Inutilmente Optus ha spiegato che l’arabo è la seconda lingua più parlata nella regione, con il 10.5% di parlanti, e che il tentativo di aprirsi alle comunità che cercano di integrarsi non voleva essere offensivo ma inclusivo.

“Abbiamo notato che alcuni clienti trovano più facile comprendere i dettagli di un piano tariffario telefonico se gli viene spiegato nella propria lingua madre.”

A chi ha accusato questa scelta di inopportuna apertura all’Islam è stato risposto che l’arabo non si può associare tout court ad una religione come l’Islam. Non è servito perché dopo alcuni giorni di polemiche i dipendenti del negozio hanno ricevuto addirittura delle minacce e così Optus ha deciso di rimuovere la pubblicità.

“A seguito di minacce allo staff del nostro punto vendita, abbiamo deciso di rimuovere il materiale pubblicitario in arabo. La sicurezza del nostro staff è prioritaria.”

Staff che per l’appunto è multilingue e multietnico proprio per rispondere alle esigenze di una clientela parimenti multietnica. Lo scontro di civiltà ha raggiunto questi livelli, dunque, se si arriva a considerare una pubblicità come una scelta politica da condannare senza appello o che conduce addirittura a minacce fisiche verso le persone?

“Charlie Sheen è sieropositivo”, la dichiarazione del giornale TMZ

Charlie-Sheen

«Charlie Sheen è sieropositivo», questa la notizia apparsa sul sito Tmz, secondo cui l’attore americano farà la dichiarazione ufficiale oggi in diretta tv durante la trasmissione «Today» della Nbc.

Proprio l’ emittente televisiva aveva parlato di «un clamoroso annuncio» da parte di Sheen dopo alcune indiscrezioni circolate lunedì secondo cui l’attore feticcio di Oliver Stone sarebbe sieropositivo da diversi anni. Sheen era noto alle cronache per eccessi di alcol e droga e per gli arresti dovuti a risse, aggressioni a fotografi ed ex compagne e guida in stato di ebrezza.

Figlio del grande Martin, protagonista di capolavori del cinema quali “Apocalypse Now” e “Gandhi”, Charlie fu sempre considerato un bad boy di Hollywood. Fin da giovane ha avuto un’ esistenza turbolenta. Tra il 2010 e il 2012, proprio a causa della sua dipendenza da droghe, aveva perso il posto in “Due uomini e mezzo”, la popolare sitcom statunitense che aveva rilanciato la sua carriera.

Foto | Wall Street video

 

10 donne di successo sopra i 30 anni

10 donne di successo sopra i 30 anni

Siamo circondati costantemente giovanissimi prodigi che conquistano il successo ben prima di raggiungere l’età adulta ma oggi scopriamo la storia di 10 donne di successo sopra i 30 anni. Hanno raggiunto risultati sorprendenti, obiettivi importanti, grande fama e talvolta anche patrimoni ragguardevoli. Una per una, scopriamo a che età hanno raggiunto il loro successo.

Martha Stewart, a 41 anni

Ad oggi ha un patrimonio stimato in 638 milioni di dollari, frutto di una carriera costellata di successi in libreria e in televisione. Il suo primo libro lo ha pubblicato a 41 anni dopo aver avviato a 35 anni un’impresa di catering che si è poi trasformata in un business globale.

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J.K. Rowling, a 32 anni

Prima di essere la celeberrima creatrice del mondo di Harry Potter è stata una mamma single che faticava ad andare avanti come molte donne che fanno i conti con la quotidianità. A 25 anni inventò il mondo magico di Hogwarts ma solo molti anni dopo le bozze uscirono da un cassetto per diventare un bestseller internazionale.

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Lynda Weinman, a 40 anni

È l’ideatrice di un sito web che offre tutorial passo passo su ogni argomento tecnologico e ha ottenuto un successo globale. Lynda.com ha preso il volo quando la sua creatrice aveva 40 anni. Qualche anno dopo è stato acquisito da Linkedin per una cifra da capogiro.

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Xochi Birch, a 36 anni

È lei la mente dietro Bebo, uno dei social network più importanti d’Europa prima che Facebook sbaragliasse la concorrenza divenendo il più utilizzato al mondo. Fondato nel 2005 insieme al marito, è stato acquisito da AOL per 850 milioni di dollari tre anni dopo (poi fallì, ma è un’altra storia).

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Caterina Fake, a 33 anni

La creatura di Caterina Fake è decisamente più nota di Bebo. Si tratta di Flickr, il celebre social network fotografico su cui condividere le proprie immagini. Era il 2002 quando venne lanciato sul web, Caterina aveva 33 anni. Tre anni dopo è stato ceduto a Yahoo per 30 milioni di dollari. Fino a quel momento il sito funzionava con appena 7 dipendenti.

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Arianna Huffington, a 55 anni

Nota in tutto il mondo per il suo impero dell’informazione che, nato come un sito personale che portava addirittura il nome della sua fondatrice, è diventato un punto di riferimento nell’informazione globale con siti localizzati in diverse lingue.

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Clara Barton, a 60 anni

La fondatrice della Croce Rossa Americana fu un’insegnante per la maggior parte della sua vita finché non fondò una delle associazioni di sostegno medico più importanti al mondo.

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Oprah Winfrey, a 33 anni

Il suo show televisivo, nel cui salotto sono passati stuoli di celebrità, è diventato un punto di riferimento in America e oggi è noto in tutto il mondo e non solo negli Stati Uniti.

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Tory Burch, a 38 anni

La fondatrice del celebre marchio di abbigliamento e accessori ha avviato la sua impresa solo a 38 anni dopo aver lavorato come copywriter per Ralph Lauren, Harper’s Bazaar e Vera Wang.

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Sarah Wood, a 31 anni

Ha fondato Unruly Media, una piattaforma pubblicitaria che si occupa di video virali e che è stata venduta alla NewsCorp di Rupert Murdoch proprio quest’anno per la cifra di 176 milioni di dollari.

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prima ambasciatrice donna in Iran

Marzieh Afkham è la prima ambasciatrice donna in Iran

prima ambasciatrice donna in Iran

Marzieh Afkham non è certo una novellina, con i suoi 50 anni di cui 30 in diplomazia, ma è anche la prima ambasciatrice donna in Iran. Rappresenterà il suo paese in Malesia diventando la prima donna in una posizione di rilievo e di prestigio nella diplomazia internazionale del paese islamico.

A nominarla ambasciatrice è stato pochi giorni fa il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif di cui la Afkham è stata portavoce ufficiale negli ultimi 2 anni. Dal 1979, da quando la rivoluzione islamica ha preso il controllo sul paese, alle donne iraniane non è stato concesso di rivestire ruoli di rilievo nella cosa pubblica. Si tratta quindi di una decisione epocale che segna un momento di rottura con il passato e una nuova apertura al mondo contemporaneo.

La Afkham d’altronde ha all’attivo una carriera ragguardevole e il suo posto l’ha meritato sul campo lavorando costantemene nel mondo diplomatico per un trentennio. A precederla era stata solo Mehrangiz Dolatshahi che aveva ricoperto il ruolo di ambasciatrice iraniana in Danimarca nel 1976, dunque prima della rivoluzione islamica che ha di fatto impedito alle donne un ruolo attivo nella società.

Tutt’oggi le donne in Iran devono avere il permesso del marito o del loro custode legale, che può essere il padre o un fratello, sia per viaggiare all’estero che per intraprendere numerose carriere. Il governo stesso non sostiene la carriera di donne single o non sposate. Ma questo scoglio è stato superato da Marzieh Afkham che si è sposata lo scorso anno.

Sarebbe sbagliato tuttavia pensare che in un paese come l’Iran le donne sono tutte vittime incapaci di far sentire la propria voce. Molte donne trovano il modo di farsi spazio e condurre le proprie battaglie pur rispettando le regole imposte dallo stato islamico. Lo dimostra la stessa Marzieh Afkham che indossa il velo, si è sposata come prescritto e ha lavorato nell’ombra per molti anni prima di ragiungere un obiettivo che sarà di esempio per molte altre donne.

Purpose, è fuori il quarto album di Justin Bieber

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E’ finita l’attesa per le beliebers di tutto il mondo! E’ finalmente uscito il nuovo album di Justin BieberPurposeda giorni pubblicizzato  su siti e profili social grazie anche alla promozione di guest d’eccezione come Derek Zoolander, Ellen Lee DeGeneres, Jennifer Aniston e tanti altri amici dell’artista canadese.

In poche ore il disco è schizzato alla posizione numero 1 – preorder – in ben 63 Paesi tra cui USA, Canada e Italia. What do you mean e Sorry sono già hits mondiali e hanno preparato il terreno al ritorno di un grande artista, che sembra davvero essere cresciuto.

Non è un caso che dj e artisti di tutto il mondo vogliano collaborare con il giovane Justin. E non è un caso che si amplia la cerca dei suoi followers, coinvolgendo un pubblico più adulto e incuriosito in modo sincero alla crescita artistica.

Purpose, quarto album, contiene importanti collaborazioni: Ed Sheeran, Skrillex, Blood, Big Sean, Travis ScottNas e la giovane artista americana Halsey (New Americana, Hurricane, Ghost). E’ proprio con quest’ultima che Justin ha realizzato The Feeling, prossimo singolo che sarà estratto da Purpose, di cui si attende con impazienza il video musicale, anticipato brevemente sul profilo instagram dell’artista.

 

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Bidhya Devi Bhandari, la prima presidente del Nepal

Bidhya-Devi-Bhandari

Bidhya Devi Bhandari è nata in un piccolo villaggio del Nepal orientale. Quando era bambina vide picchiare una signora anziana dalla folla perché considerata una strega.

Questo episodio segnò profondamente la vita di Bhandari, facendo nascere in lei la voglia di impegnarsi politicamente e di lottare per i diritti delle donne in un paese povero dove erano – e sono ancora in parte – radicati abusi e discriminazioni. Dopo quasi cinquant’anni, Bhandari è diventata la prima donna capo di stato del Nepal.

Qui molte persone pensano ancora che le donne dovrebbero occuparsi solo di lavori domestici. E molte sono ancora maltrattate, discriminate e insultate”, ha detto il nuovo capo di stato alla Thomson Reuters Foundation durante un’intervista.

In Nepal, purtroppo, la situazione delle donne è ancora molto critica: tratta, violenza domestica e stupro sono molto diffusi anche se vengono raramente denunciati. Le donne, inoltre, sono discriminate anche nell’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e al lavoro. La condizione può essere migliorata aumentando la loro presenza negli organismi governativi con una rappresentanza istituzionale che si occupi dei loro interessi e diritti.

Bhandhari ha 54 anni ed è una dirigente comunista che si è schierata a lungo dalla parte delle donne, lottando per loro. A fine ottobre, il parlamento l’ha eletta seconda presidente del Nepal. La stessa Bhandari ha affermato che il suo cammino verso la presidenza, in quanto donna, non è stato facile.

Nata in una povera famiglia di contadini in un villaggio del distretto di Bhojpur, è stata da sempre attratta dalle idee della sinistra, entrando nel Cpn-Uml quando era solo una studentessa.

“Mia madre mi diceva di restare a casa e di stare lontana dalla sinistra, perché il regime dell’epoca dava la caccia ai comunisti e li arrestava”, racconta parlando del periodo in cui il Nepal era una monarchia assoluta.

Bhandari ha lavorato clandestinamente per molti anni come attivista politica ed è stata eletta in parlamento solo nel 1993, dopo la morte di suo marito – anche lui in politica –avvenuta in un misterioso incidente automobilistico.

Da quel momento, è stata ministra dell’ambiente e della difesa, impegnandosi sempre per contrastare soprusi e discriminazioni verso le donne.

Per esempio, la norma che garantisce che un terzo dei parlamentari nepalesi sia composto da donne si deve a lei.

“Credo che la condizione delle donne possa essere migliorata solo aumentando la loro presenza negli organismi decisionali e legislativi. Ora bisogna lavorare per portare la presenza delle donne in parlamento e in tutti gli altri organismi politici almeno al 50 per cento. Dobbiamo fare in modo che le donne abbiano sempre più accesso alle attività economiche, al lavoro e all’istruzione” ha dichiarato la stessa Bhandari dopo le elezioni.

Fonte | Internazionale.it

Foto | video indianews.com

Athena gadget anti stupro

Athena, il gadget anti stupro

Athena gadget anti stupro

Athena è il nome di un nuovo progetto che si propone di dare allo donne uno strumento per difendersi dalla violenza sessuale. Nasce come gadget anti stupro dall’idea di Roar for Good, una piccola azienda formata da Yasmine Mustafa e Anthony Gold che hanno lanciato il loro progetto su IndieGoGo. Sono riusciti a raccogliere in sole 48 ore tutti i fondi necessari per la produzione di Athena che sarà commercializzato a partire dal prossimo Maggio.

L’idea è venuta a Yasmine di ritorno da un viaggio in solitaria in Sud Africa dove non si è sentita sempre sicura nella sua condizione di donna sola e ha ascoltato moltissime storie di violenza sulle donne. Una volta rientrata a casa, è venuta a sapere che durante la sua assenza anche una vicina di casa era stata assalita e stuprata proprio lì dove credeva di potersi sentire più al sicuro. È nata così la volontà di dotare le donne di uno strumento per chiedere aiuto in tempo reale.

Athena è praticamente un pulsante da indossare, con una clip o come ciondolo, che basta pigiare per pochi secondi. Parte così un forte allarme sonoro che richiama l’attenzione mentre contemporaneamente si invia ai propri contatti di emergenza un messaggio con la posizione esatta di dove ci si trova, in modo da essere localizzate immediatamente. Volendo si può disabilitare l’allarme sonoro mantenendo però il messaggio di allarme inviato ai propri contatti selezionati.

A differenza di altri dispositivi di auto-difesa, è sicuro per chi lo usa e non può essere utilizzato contro di sé in caso l’assalitore ce lo sottragga, come nel caso degli spray al peperoncino o di armi più o meno lecite. Inoltre passa tranquillamente tutti i controlli di sicurezza anche negli aeroporti.

“Le donne,” dice Yasmine, “hanno paura di usare strumenti di autodifesa perché non vogliono trovarsi a dover gestire anche una colluttazione.”

Inoltre Athena si può utilizzare per segnalare le aree a rischio in modo che le donne possano sapere quali zone evitare quando si trovano da sole.

Qualcuno ha già obiettato che un allarme non risolve in alcun modo il problema della violenza sulle donne eppure finché le donne avranno bisogno di difendersi da sole è probabile che proprio un allarme possa salvarle da un abisso di dolore e disperazione. I fondatori di Roar però tengono a precisare che:

“vogliamo andare alla radice del problema e per questo motivo abbiamo avviato una collaborazione con organizzazioni che si occupano dell’educazione dei giovani al rispetto e all’empatia, in modo che produrre un cambiamento culturale positivo.”

Il 10% dei proventi delle vendite del gadget anti stupro andranno infatti a queste organizzazioni, per supportarne il lavoro. Intanto Athena è già stato pre-ordinato da migliaia di donne in 20 paesi del mondo. Evidentemente era qualcosa di cui si sentiva il bisogno.

lifting ai glutei

Farsi il lifting ai glutei con un deal online?

lifting ai glutei

I trattamenti estetici sui siti che propongono offerte scontate sono un’occasione ghiotta per provare qualche coccola speciale che non ci concederemmo spesso a prezzo intero, ma restiamo con tanto d’occhi nell’apprendere che un centro estetico americano offre un sedere brasiliano a meno di 100 dollari.

L’offerta del lifting ai glutei a prezzo stracciato è comparsa su uno dei più famosi siti di deal online ed è promossa da un centro estetico in Georgia, Stati Uniti. L’offerta è di quelle tanto allettanti quanto pericolose: promette di trasformare un sedere flaccido e non troppo accattivante in un perfetto posteriore da brasiliana, sodo e alto.

I prezzi sono stracciati e per di più scendono progressivamente e ulteriormente se si acquistano pacchetti comitiva. Se fino ad ora con le amiche si andava a farsi la manicure o la pulizia del viso, adesso ci si rifà il sedere?

Il trattamento offerto è per l’appunto un classico lifting e se ne acquistano due per 98 dollari, quattro per 179 dollari, sei per 239 dollari, in base al numero di interventi di cui si ritiene di aver bisogno, stando alla situazione di partenza del proprio lato B.

Ecco a cosa siamo arrivatea causa del bombardamento pubblicitario, un canone di bellezza assurdo e per niente realistico a cui aderire a tutti i costi, le promesse suadenti di trattamenti estetici che per di più vengono offerti al prezzo di un taglio e piega dal parrucchiere. Tutti questi fattori sono capaci di indurre (quasi?) qualunque donna con il mito dell’apparenza perfetta a mettersi nelle mani dei moderni imbonitori. Con i rischi che ne conseguono. Il successo di queste iniziative, inoltre, dimostra una volta di più una percezione del proprio corpo sempre sbagliata, un desiderio perenne di intervenire per cambiarsi.

Chi si lascia tentare da queste occasioni estetiche a prezzo stracciato probabilmente non sa che un lifting dei glutei, eseguito da un professionista in uno studio medico con tutte le garanzie necessarie, ha un prezzo che si quantifica nell’ordine delle migliaia di euro.