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Rebelution, la linea plus size di Rebel Wilson

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Rebel Wilson è un’attrice australiana che ha deciso di schierarsi in prima linea nella battaglia per la sensibilizzazione a proposito delle taglie plus size, troppo spesso discriminate dal mondo della moda o relegate a nicchie di mercato che trascurano le tendenze del momento.

Insieme al marchio Torrid, dunque, l’attrice lancia una speciale collezione di abbigliamento per donne dalle proporzioni generose. Il design è tutto suo e la linea si chiama Rebelution con un gioco di parole tra il termine revolution e il nome proprio della stilista.

Della collezione fanno parte 30 capi ma si tratta quasi esclusivamente di t-shirt, felpe e giacche modello bomber, con qualche abitino, un paio di gonne e non molto altro. Tutti i capi sono in linea con le tendenze del momento, hanno un’aria decisamente street e un carattere deciso eppure ci sembra che manchi qualcosa. Lisa Stanley, che parla a nome dell’ufficio marketing del marchio Torrid, dice che

“due terzi delle donne americane sono plus size e le ragazze vogliono indossare ciò che portano tutte le altre ma che si adatti alla loro fisicità e le renda belle e sexy!”

Dal canto suo l’attrice Rebel Wilson ha dichiarato, commetando il lancio della sua prima linea di abbigliamento, che si tratta di

“una vittoria per il mondo curvy. Mostrati, sei grassa, orgogliosa di esserlo e felice. Da ragazza detestavo fare shopping, ricordo di non essere andata ad un sacco di matrimoni di amici semplicemente perché non avevo un vestito da cerimonia da indossare.”

Ed ecco il punto. Si vuole offrire una proposta alternativa e trendy a chi non trova nei negozi comuni abbigliamento capace di vestire con grinta una plus size, eppure questa linea risulta talmente ridotta nella tipologia di capi e di stile che di fatto non offre nessuna soluzione reale.

L’attrice parla di abiti da occasione ma la collezione offre unicamente vestiti dall’aria sbarazzina, decisamente casual. Che sia solo l’ennesima operazione di marketing? Come mai la proposta è quasi esclusivamente ridotta a t-shirt e felpe, tipi di capi infinitamente più semplici da trovare in ogni taglia rispetto ad un paio di pantaloni eleganti ma dal taglio moderno o ad un abito più ricercato?

Aung Suu Kyi, il trionfo con più del 70% in Myanmar

Suu Kyi

Dopo anni di prigionia e opposizione, arriva una grande vittoria per la premio Nobel birmana Aung San Suu Kyi che si avvia a diventare il primo ministro di Myanmar.

Dopo le prime elezioni libere in 25 anni nel paese asiatico, la commissione elettorale birmana ha diffuso i primi risultati ufficiali delle elezioni di ieri. Tutti i 12 seggi parlamentari dichiarati sono andati alla Lega nazionale per la democrazia.
In questo caso,  Suu Kyi avrebbe la maggioranza necessaria per formare il governo e diventare premier, visto che la soglia è del 67% dei voti.

Ancora nessuna conferma è arrivata dalla commissione elettorale, anche se sono attesi i primi risultati nella giornata di oggi. La Lega nazionale per la democrazia avrebbe ottenuto la maggioranza nelle principali città del paese, Yangon, Mandalay e Bago.

100 anni di bellezza maschile

100 anni di bellezza maschile in un video di 60 secondi

100 anni di bellezza maschile

Dopo aver visto come la bellezza femminile si è evoluta nell’arco di un secolo, scopriamo 100 anni di bellezza maschile in un video di 60 secondi. Appena un minuto per ripercorrere i cambiamenti, a volte impercettibili ma via via sempre più epocali, che hanno caratterizzato la percezione della bellezza in un uomo.

A differenza delle donne, dove il trucco gioca un ruolo fondamentale, nel caso degli uomini a farla da padrone sono acconciature e baffi, ora presenti e ora assenti, a volte accompagnati dalla barba. Anch i capelli sono molto diversi nei tagli, nella lunghezza ma soprattutto nei volumi a seconda del decennio di riferimento.

Si comincia dagli anni Dieci, all’alba del Novecento, per arrivare fino a oggi, in un 2015 che risulta ancora confuso per l’eccessiva vicinanza che non ci permette un giudizio definitivo. Il nostro tempo vive cavallo fra troppe tendenze sovrapposte e ancora in divenire per poter identificare un modello unico di riferimento per la bellezza maschile. Eppure ci sembra che emerga già una direzione e non ci sorprende scoprire che in fondo sono trend che tornano e si ripropongono nel corso del tempo.

L’idea è dei creativi che gestiscono il canale YouTube WatchCut e propongono con grande successo la serie 100 Years of Beauty. Questa volta interpretano il punto di vista maschile e la vanità dell’uomo che non è certo da meno rispetto a quella della donna, come ben sappiamo.

Ci accorgiamo subito che in alcuni decenni la vanità maschile è più che mai centrale nella percezione degli uomini di se stessi, certo assai più che in altri periodi. E se negli anni Settanta l’aria trasandata era avvertita come naturale, nel nostro secolo viene perseguita come un fattore estetico riprodotto con estrema cura e perciò in alcuni casi più artificiosa che convincente.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=3-tJ5erxh4Y]

Più in là, il nuovo singolo di Killacat

killacat_macrobeats

“Più in là” è il nuovo singolo inedito di KILLACAT uscito ieri per Macro Beats su iTunes e tutti i distributori digitali. Prodotto da Ulisse e Gheesa, il brano prosegue il nuovo percorso intrapreso da KILLACAT, un cantante black capace di esplorare territori della musica urban dosando sapientemente soul, elettronica, arrangiamenti curati e una voce inconfondibile.

A novembre e dicembre KILLACAT presenterà il nuovo singolo e l’ultimo EP “Parto Da Qui” con cinque live esclusivi accompagnato ai synth e al live programming da Ulisse:

07.11 – BOLOGNA, Arteria
2 0.11 – MILANO, Alcatraz – Opening Act per GHEMON
05.12 – ROMA, Init
19.12 – CATANZARO, Hemingway
20.12 – COSENZA, B-Side

L’EP “Parto Da Qui”, uscito il 5 maggio per Macro Beats/Artist First, è una dichiarazione d’intenti, il desiderio di intraprendere una nuova strada seguendo le proprie aspirazioni e ambizioni. Parto da qui , quindi, non è solo l’evoluzione coerente di un percorso artistico, ma è soprattutto il punto di inizio di un nuovo progetto dove niente è lasciato al caso.

Adventure Of A Lifetime, il nuovo singolo dei Coldplay

coldplay

E’ ufficiale: a Natale tornano i Coldplay! La Parlophone Records, etichetta della band inglese, ha reso nota la data di uscita di A Head full of dreams, il nuovo album previsto per il prossimo 4 Dicembre.

Beyoncé, Noel Gallagher, Tove Lo, Merry Clayton sono le collaborazioni presenti nell’album, registrato tra Los Angeles, Londra e Malibu e prodotto dal duo Stargate insieme a Rik Simpson.

Primo singolo estratto dal nuovo album è Adventure of a Lifetime, una canzone energica che segna un forte cambiamento dal precedente ed intimo Ghost stories.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=UsrpTrQ1x5Y]

Testo:

To be rich is to still remember
To treasure your first dime
To have a chance to say farewell

Story of your life
Time of solitude and strife
Freedom of an open road
Hope and many miles to go

Promises to keep
Countless gold fields to reap
To be rich is to seek
To relive the memory

Far off lands, quests of old
Self respect, true grit
Never cared of what a fortune might buy
To seek is to be rich

Story of your life
Time of solitude and strife
Freedom of an open road
Hope and many miles to go

Promises to keep
Countless gold fields to reap
To be rich is to seek
To relive the memory

All the strangers on your path
Crossroads the letters from home
The cooling embers of yuletide hearth

All the sounds of wilderness
The truth in which you roamed
Now your lost Rosebud has brought you back home

Story of your life
Time of solitude and strife
Freedom of an open road
Hope and many miles to go

Promises to keep
Countless fold fields to reap
To be rich is to seek
To relive the memory

Story of your life
Time of solitude and strife
Freedom of an open road
Hope and many miles to go

Promises to keep
Countless gold fields to reap
To be rich is to seek
To relive the memory

Foto | Coldplay facebook

Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro

Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro

Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro

I Giorni della Ricerca arrivano, puntuali da 18 anni, nel mese di Novembre e oggi si celebra la Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro promossa dall’Airc. In Italia ogni giorno vengono diagnosticati mille nuovi tumori e le percentuali della malattia sono altissime: il 55% degli uomini e il 45% delle donne si ammala di cancro nel corso della vita.

A queste cifre scoraggianti si affianca un altro dato, molto più positivo e destinato a crescere grazie alla ricerca costante: oggi il tasso di guarigione da molti tumori è altissimo e ben l’87% delle donne che hanno seguito una cura contro il cancro al seno sopravvive. È alto anche il valore sui tumori ossei che oggi è di 7 volte più alto rispetto a 30 anni. Tutto questo è stato possibile grazie alla ricerca.

In occasione dei Giorni della Ricerca l’Airc ha organizzato una serie di appuntamenti con lo scopo di continuare il lavoro di sensibilizzazione contro il cancro. Il lavoro segue un doppio binario. Ha uno scopo preventivo, per informare su stili di vita sani e incentivare la diagnosi precoce che in molti casi è essenziale per salvarsi la vita. Ha anche un scopo economico perché attraverso diverse iniziative nazionali si raccolgono fondi per finanziare la ricerca e offrire ai giovani talenti della medicina la possibilità di procedere con i propri studi sulla materia, alla ricerca di cure sempre più efficaci e meno invasive.

Tra le iniziative lanciate quest’anno dall’Airc ci sono stati appuntamenti informativi nelle università e nelle scuole nelle quali i ricercatori hanno incontrato i giovani per portare il messaggio su quanto sia essenziale la prevenzione. Non mancano però le classiche maratone televisive ospitate sulle reti Rai per una settimana né Un Gol per la Ricerca, che ha il sostegno del mondo del calcio. Chi vuole dare un aiuto concreto e immediato può acquistare sabato 7 Novembre i Cioccolatini della Ricerca nelle piazze italiane.

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Le leggi delle donne di Kobane: no a matrimoni precoci, poligamia e berdel

leggi delle donne di Kobane

Millenni di cultura patriarcale e atteggiamento maschilista non si spazzano via con un colpo di spugna ma con una coraggiosa presa di posizione sì. Richiede molto lavoro, probabilmente tanto tempo, ma i risultati cominciano a vedersi: le donne di Kobane decidono di darsi delle nuove leggi che contravvengono a quelle vigenti di stampo maschilista e aboliscono matrimoni precoci, berdel e poligamia.

Così le donne di Kobane hanno deciso di dire basta alle violenze che sono costrette a subire da leggi retrograde. La città siriana che ha dimostrato il suo coraggio resistendo all’assedio islamico ha istituito una Assemblea delle donne del Cantone di Kobane che ha approvato le nuove leggi: sono stati vietati nel territorio della città i matrimoni precoci, la poligamia e il berdel, un’usanza arcaica basata sullo scambio delle donne ad uso procreativo, come si trattasse di uno strumento da utilizzare a piacimento.

In molti paesi del Medio Oriente stiamo assistendo a terribili violenze, dalla strage di Ankara fino alla guerra in Kurdistan, mentre in Siria la situazione è tragica ormai da molti mesi, eppure un segnale di speranza arriva dalla stessa città che è diventata simbolo di eroica resistenza.

Le leggi approvate nel cantone di Kobane saranno diffuse anche nel Rojava (l’area del Kurdistan occidentale e della Siria settentrionale) attraverso una capillare educazione delle donne e lo strumento delle assemblee di quartiere. Così raccontano Zerin Kurtay e Rabia Eto nel loro report per Jin News Agency. Ruken Ehmet, membro dell’Amministrazione del Cantone, ha dichiarato:

“Dobbiamo fornire più informazione sulle leggi perché siano capite. Solo attraverso l’educazione possiamo cambiare una società creata da 5.000 anni di mentalità maschilista e patriarcale dominante.”

È lo stesso messaggio che diffonde da anni Malala Yousafzai, la giovane studentessa pakistana vittima di un attentato e premio Nobel per la pace, che si batte da anni per il diritto delle donne all’istruzione. È solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza che si distruggono i pregiudizi, si abbattono le consuetudini retrograde e si risponde alle violenze con la civiltà. Le donne di Kobane percorrono questa via e sono un luminoso esempio per tutte.

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disparità di salario tra uomini e donne

Disparità di salario tra uomini e donne: lavoriamo gratis 59 giorni l’anno

disparità di salario tra uomini e donne

Che esista una disparità di salario tra uomini e donne è cosa ben nota, pur tristemente, ma quando scopriamo i dati concreti della faccenda tutto assume contorni peggiori di quanto non si sospettasse. Dalle ultime rilevazioni dell’Unione Europea, nella zona UE le donne lavorano gratis per quasi due mesi l’anno rispetto agli uomini.

Le stime hanno fissato in 59 giorni di salario la differenza che esiste tra uno stipendio corrisposto ad un uomo e quello che percepisce una donna a parità di professione, competenze e luogo di lavoro. Insomma, è come se da adesso alla fine dell’anno lavorassimo tutte gratuitamente.

Il gap retributivo tra i due sessi si aggiunge ad una situazione lavorativa che discrimina le donne a tutti i livelli, non solo professionale ma anche sociale: carriere bloccate, insufficiente assistenza nel periodo della maternità, assunzioni che tendono a prediligere figure maschili, specialmente per i ruoli di comando delle aziende.

In Europa una donna guadagna in media il 16,3% in meno di un uomo e questo dato, tradotto in tempo anziché in denaro, ci dà il risultato di 59 giorni di lavoro gratuito che viene sottratto a tutto il resto – dalla famiglia al semplice tempo libero da dedicare a se stesse. Con questa amara constatazione l’Unione Europa ha celebrato l’Equal Pay Day che intende sensibilizzare sul tema della disparità dei salari.

E in Italia? Il gender pay gap sorprende con una media più bassa rispetto a quella europea, attestandosi al 7,3%. Molti osservatori come l’Istat e la Banca d’Italia hanno però rilevato che si tratta di un dato ingannevole visto che l’occupazione femminile in Italia è bassa, addirittura inferiore al 50%. Nella realtà concreta, il gap sfiorerebbe un pauroso 20%.

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