sponge suite

Sponge Suit, il bikini ecologico ripulisce il mare

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Sponge Suit è il nome del costume da bagno più avveniristico che possiate immaginare perché non è solo un capo di abbigliamento ma anche un concentrato di tecnologia. L’idea è di un duo di designer composto da uno stilista e un ingegnere che hanno sfruttato le capacità delle nuove stampanti 3D per creare questa chicca.

Il bikini, ché questo è il modello scelto per presentare al mondo il nuovo e interessante concept, è realizzato a stampa 3D. Ma la sua vera anima sta nell’approccio eco-friendly perché è stato progettato per essere rispettoso dell’ambiente. È infatti costituito da uno speciale materiale che filtra e ripulisce il mare. Letteralmente.

Il tessuto spugnoso, che in effetti vero tessuto non è, è un composto idrorepellente e poroso con il compito di assorbire i residui chimici che si trovano nell’acqua in cui viene immerso il costume, che si tratti di idrocarburi o di altre scorie che spesso finiscono direttamente in mare. Secondo i suoi creatori pare sia capace addirittura di desalinizzare l’acqua, dettaglio che aprirebbe nuove prospettive alla tecnologia anche in ben altri ambiti.

Il materiale si ottiene sottoponendo il saccarosio ad un trattamento di calore. Ne deriva una nanostruttura che assorbe le sostanze inquinanti ad un grado inimmaginabile, che supera di 50 volte il loro peso.

Le contaminazioni vengono imprigionate dalla struttura del materiale nella zona più interna del bikini dunque non vengono mai a contatto con la pelle di chi indossa il costume da bagno. L’unico limite, almeno per ora, è che questo particolarissimo capo perde via via le sue caratteristiche assorbenti dopo circa 20 utilizzi. E poi c’è la questione del modello: non sembra particolarmente comodo, vero?

Rihanna, la cantante nel nuovo film di Besson

rihanna_lucbesson

Rihanna sarà la protagonista Valérian and the City of a Thousand Planets, il nuovo film di Luc Besson in uscita a luglio 2017.

Nel cast anche Cara Delevingne, Dane DeHaan e Clive Owen. Ambientata nel XXVIII secolo e basata su una graphic novel francese, il film esplorerà il concetto di viaggio nel tempo. Non sono stati rivelati molto dettagli a riguardo, ma sappiamo già che la cantante interpreterà “una grande parte”, come ha scritto lo stesso regista.

Dopo Battleship nel 2012 e Home nel 2014, ecco che vediamo arrivare la terza pellicola per una delle cantanti più amate di sempre.

Rihanna  nel video Bitch Better Have My Money

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=B3eAMGXFw1o]

Cina, addio alla politica del figlio unico

Zhang Xiaogang – Bloodline-Big Family: Family

La Cina ha abbandonato la storica politica di contenimento delle nascite. L’agenzia di stato Xinhua ha riportato la notizia: da oggi ogni coppia potrà avere due figli.

Adottata nel 1979, la misura di contenimento è stata introdotta per il controllo demografico del Paese. Una legge contestatissima che ha comportato una serie di squilibri sociali, mostrandosi inadeguata per lo sviluppo del Paese. Secondo i gruppi umanitari, questo sistema ha portato ad aborti forzati anche durante gravidanze avanzate. La punizione era il pagamento di multe con un ammontare che variava in base alla provincia e che spesso consisteva in decine di migliaia di yuan.

L’abolizione della legge era stata già prospettata nel 2013 durante la terza riunione del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese, una riforma che si adegua anche al cambiamento: la Cina sta invecchiando velocemente e la sua forza lavoro si sta riducendo.

Un nuovo segnale di distensione nel Paese più popolato al mondo, in una politica di riforme avviata già due anni fa.

Foto | Zhang Xiaogang – Bloodline-Big Family: Family No. 2, 1993

uomini fotografano testicoli paesaggi mozzafiato

Gli uomini si fotografano i testicoli su paesaggi mozzafiato

uomini fotografano testicoli paesaggi mozzafiato

Quando si dice nel vero senso della parola “due palle di paesaggio!”. Ma non perchè lo stesso sia noioso: al contrario. Questa espressione vuole raccontare quello che insinua, ovvero la presenza di testicoli all’attimo dello scatto. Con risultati talvolta più artistici di quello che ci aspetterebbe.

staffetta partigiana Lucia Boetto Testori

Muore la staffetta partigiana Lucia Boetto Testori

staffetta partigiana Lucia Boetto Testori

Il tempo passa e la memoria tende a sbiadire ma ci sono storie che è importante e necessario ricordare, come quella di Lucia Boetto Testori, staffetta partigiana decorata con la medaglia al valor militare e appena scomparsa.

È morta all’età di 95 anni e stamattina Torino ne ha celebrato le esequie rinnovando il ricordo di una vita coraggiosa ma defilata che insieme ad altre, spesso donne, ha costruito dietro le quinte delle battaglie più note quella libertà di cui oggi godiamo e della quale non sempre siamo ben consapevoli.

Era una delle ultime sopravvissute di un periodo della nostra storia cupo e glorioso insieme. Nasceva nel 1920 a Castelletto Stura, provincia di Cuneo, da una famiglia antifascista. Insieme al futuro marito Renato si impegnò in prima persona nella lotta partigiana trasportando documenti e armi tra il cuneese e Torino nel corso di numerosi incarichi su tutto il territorio, fino alla fine della guerra.

Fu cruciale il ruolo che ebbe come collegamento tra i partigiani delle formazioni combattenti autonome del maggiore Enrico Martini “Mauri” e il Comitato di Liberazione Nazionale piemontese durante la Resistenza.

Per questo suo coraggio e la determinazione che dimostrò nell’affrontare pericoli e paure le era stata assegnata la Medaglia di Bronzo al Valor Militare accompagnata da una motivazione che ne riassume le gesta:

“Donna fiera e coraggiosa, per tutta la durata del movimento di liberazione condivise i pericoli, i rischi ed i sacrifici della dura vita con le formazioni partigiane. Ricercata dalle S.S. tedesche non desisteva dalla lotta e fu staffetta instancabile, guida audace, confortatrice amorevole. Preziosi servizi furono da lei resi alla bella causa della libertà e con coraggio e abnegazione, modestia ed intelligenza assolse importantissime missioni, paga di compiere più del proprio dovere di donna italiana per la liberazione della Patria dall’odiato oppressore.”

emoticon a forma di vagina

Emoticon a forma di vagina: cosa ce ne facciamo?

emoticon a forma di vagina

Le emoji si rinnovano ancora dopo le nuove raffigurazioni etniche, vi si aggiungono i simboli di unicorni, scoiattoli e robottini ma anche nuove emoticon a forma di vagina. Ma cosa dovremmo mai farcene? Che sia una burla o che si tratti del tentativo di portare l’attenzione sul sempiterno problema della parità di genere? E in questo caso, siamo sicuri che si tratti del modo giusto per farlo?

Cominciamo dall’inizio. Alcuni mesi fa le emoticon si sono rinnovate aggiungendo simboli di famiglie omosessuali e volti di persone di etnie diverse. Qualche giorno fa l’annuncio di un nuovo aggiornamento che ha aggiunto i simboli di diverse religioni, le bandiere di molti paesi del mondo e qualche altra piccola amenità, come gli unicorni appunto. E le vagine.

La diversità è rispettata, non c’è che dire. Ce ne sono di chiare, scure, depilate e non, di varie forme e tonalità, anche a dir poco squillanti. Ci si domanda solo in quale genere di conversazione quotidiana possano mai tornare utili. I designer di queste nuove emoticon fanno capo a Flirtmoji e hanno fatto sapere di aver creato il nuovo set per

“permettere alle persone di qualunque sessualità di comunicare i propri desideri.”

Questa dichiarazione apparirà strana a chi ha sentito parlare solo delle vagine, che in effetti stanno facendo scalpore, ma la verità è che il set di emoticon sessuali comprende anche peni, accessori di seduzione, sex toys e tutto quanto fa riferimento alla sessualità, tradizionale o creativa che sia.

flirtmoji

A quanto pare dunque sullo sfondo non c’è alcuna volontà di ingaggiare battaglie sociali contro le discriminazioni di genere, solo la voglia di divertirsi e di estendere le capacità comunicative delle app di messaggistica.

Peccato che tutto questo finisca come spesso accade per impoverire la comunicazione anziché arricchirla. È quello che di fatto accade nel momento in cui si affida il proprio messaggio ad un disegnino standardizzato, per quanto insolito, anziché alle parole e al loro immenso potere evocativo e comunicativo oltre che decisamente più duttile e pieno di sfumature.

Hello, il nuovo singolo di Adele diretto da Xavier Dolan

adele

She’s back! Oggi è online Hello, il video ufficiale del nuovo singolo di Adele. La cantante britannica torna senza deludere le aspettative dopo quattro lunghi anni dal grande successo di “21”. Hello è il primo singolo estratto da “25“, l’album in uscita il prossimo 20 Novembre. 

Ballata toccante, voce potente e storia struggente sono i punti di forza del nuovo brano. Un ritorno coerente impreziosito dalla collaborazione con il talentuoso regista canadese Xavier Dolan cui è stato affidata la direzione del video.

Buon ascolto!

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=YQHsXMglC9A]

Testo

[Verse 1] Hello, it’s me
I was wondering if after all these years
You’d like to meet, to go over
Everything
They say that time’s supposed to heal ya
But I ain’t done much healing

Hello, can you hear me?
I’m in California dreaming about who we used to be
When we were younger and free
I’ve forgotten how it felt before the world fell at our feet

[Pre-Chorus 1] There’s such a difference between us
And a million miles [Chorus] Hello from the other side
I must’ve called a thousand times to tell you
I’m sorry, for everything that I’ve done
But when I call you never seem to be home

Hello from the outside
At least I can say that I’ve tried to tell you
I’m sorry, for breaking your heart
But it don’t matter, it clearly doesn’t tear you apart anymore

[Verse 2] Hello, how are you?
It’s so typical of me to talk about myself
I’m sorry, I hope that you’re well
Did you ever make it out of that town
Where nothing ever happened? [Pre-Chorus 2] It’s no secret
That the both of us are running out of time [Chorus] Hello from the other side
I must’ve called a thousand times to tell you
I’m sorry, for everything that I’ve done
But when I call you never seem to be home

Hello from the outside
At least I can say that I’ve tried to tell you
I’m sorry, for breaking your heart
But it don’t matter, it clearly doesn’t tear you apart anymore

[Bridge] Ooooohh, anymore
Ooooohh, anymore
Ooooohh, anymore
Anymore [Chorus] Hello from the other side
I must’ve called a thousand times to tell you
I’m sorry, for everything that I’ve done
But when I call you never seem to be home

Hello from the outside
At least I can say that I’ve tried to tell you
I’m sorry, for breaking your heart
But it don’t matter, it clearly doesn’t tear you apart anymore

Foto | Video Hello

uomo perfetto

L’uomo perfetto è l’uomo normale, dice una pubblicità norvegese

uomo perfetto

Immaginate l’uomo perfetto: quante di voi hanno pensato al fusto con gli addominali scolpiti e due spalle capaci di sorreggervi nei momenti in cui avete bisogno di essere salvate dal principe azzurro? Probabilmente in tante.

Per smentire questa percezione dell’uomo perfetto, falsa almeno quanto l’idea del corpo femminile che deve stare in una taglia 38, l’azienda di abbigliamento norvegese Dressmann ha lanciato una insolita campagna pubblicitaria di biancheria intima maschile. Il fusto c’è, ma non solo lui.

Il brand ha immaginato di poter intervenire sulla percezione distorta che i media comunicano del corpo umano, maschile o femminile che sia. La parola “perfetto” è illusoria e pericolosa, dicono dalla direzione marketing del marchio che ha deciso di cambiare strategia e parlare alle persone comuni. Finalmente, aggiungiamo noi.

Anziché proporre il solito modello ideale, con la tartaruga al posto della pancia e non un filo di grasso intorno alla vita, Dressmann ha ridefinito l’idea di uomo perfetto sostituendola con quella di uomo e basta, moltiplicato per sette. Sette uomini tutti diversi, a rappresentare la diversità di ciascuno: giovani e meno giovani, con la barba, magri, muscolosi e sovrappeso. C’è posto per tutte le visioni.

Vidar Nilsen, che parla a nome del marchio, spiega che l’idea era quella di dire no allo stereotipo del modello dal fisico mozzafiato che si vede puntualmente nelle campagne pubblicitarie di intimo maschile ma che corrisponde ad una porzione minima della clientela reale. In definitiva, non è che il contrappunto all’ideale femminile che domina l’immaginario collettivo di questa epoca e che corrisponde di rado alla realtà quotidiana.

“Come molto altri marchi, anche noi ci siamo persi seguendo gli ideali dell’industria della moda – ha detto Nilsen – Adesso vogliamo ritrovare la nostra via, tornare a rivolgerci alle persone, tornare alla realtà e ai noi stessi.”

La distorsione dell’immagine del corpo per mano della pubblicità è una questione che agita la società dei nostri giorni ed è un problema all’ordine del giorno soprattutto per ciò che riguarda la percezione del corpo femminile, spesso mercificato e altrettanto spesso costretto dentro canoni rigidi e inarrivabili. Basta cambiare il punto di osservazione e vediamo accadere lo stesso in ambito maschile. Finché qualcuno non cerca di cambiare le cose, come sta facendo Dressmann.