10 canzoni in loop, la playlist per l’ Estate 2015

beyonce_nickiminaj

Manca davvero poco all’inizio dell’estate. La domanda è sempre quella: prova costume superata? Ovviamente no, ma non sarà un nostro problema. Per fortuna molte di noi rientrano nel team bionde dentro, quelle occupate a vivere la propria quotidiana guerra con la razionalità e i cinque centimetri di ricrescita. Quelle che rimandano a domani la fila alle poste e il pediluvio, ma sono ancora in grado di emozionarsi con i papaveri lungo la strada. Il team delle “Più papaveri, meno rose”, perché è bello crescere liberi come bastardi tra le erbacce della giungla urbana.

Ed è proprio per affrontare al meglio le avversità e i malesseri di questa nuova stagione di fede assoluta – Estate 2015 – che ho selezionato 10 canzoni per voi, un loop autentico e sedativo. Buon ascolto!

1. Malika Ayane – Senza fare sul serio

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=CtvxNJHCrCc]

2. Mecna – Pace (prod. Lazy Ants)

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=TWmzjvfpusU]

3. Major Lazer & Dj Snake – Lean on (feat. MO)

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=YqeW9_5kURI]

4. Rox – Kryptonite

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=DZrybjt2M1Y]

5. Nicky Minaj ft. Beyoncé – Feeling Myself

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=iAW7-HyxoyE]

6. Lauryn Hill – To Zion

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=1sQjh261rU8]

7. Jessie Ware – Champagne kisses

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=kIVHAhbKdcg]

8. Elvis – Suspicious minds

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=SBmAPYkPeYU]

9. Oasis – Champagne supernova

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=tI-5uv4wryI]

10. Fat Freddy’s Drop – Hope

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=vLPIj3TMS_c]

Foto | feeling myself’s video

donna piu vecchia del mondo

La donna più anziana del mondo ha 116 anni

la donna più anziana del mondo

La donna più anziana del mondo ha 116 anni, li ha compiuti il mese scorso e si chiama Jeralean Talley. È di Inkster, in Michigan, e ha preso il posto della precedente detentrice dell’insolito titolo di longevità, Getrude Weaver, scomparsa lo scorso Aprile alla stessa età.

Questa donna ha attraversato scorci di tre secoli, dal diciannovesimo al ventunesimo, vivendo per intero il Novecento, le due guerre mondiali, la grande depressione americana, i movimenti per i diritti civili e tutte le rivoluzioni industriali, politiche, sociali e digitali del nostro tempo.

Che le donne siano in media più longeve degli uomini è un fatto noto, più sorprendente ci sembra invece che il primato di longevità spetti ad una donna americana. Non è il popolo della Terra più noto per uno stile di vita sano e il segreto di lunga vita tradizionalmente viene stato attribuito alle popolazioni orientali.

Che il suo segreto stia nel sorriso? La figlia Thelma racconta: “Mia madre mi ha detto che quando qualcuno ti offre qualcosa – anche se non ne hai bisogno o non è ciò che volevi – devi accoglierlo con un sorriso.” Ci sembra uno stile di vita degno di ammirazione, oltre che un ottimo consiglio per affrontare la vita che quando si fa lunga, anzi lunghissima, può diventare anche pesante da sostenere. Un sorriso forse può fare davvero la differenza.

Jeralean dimostra che la sua tecnica funziona e considera “ogni giorno come un dono” secondo quanto ha dichiarato al Detroit News che l’ha intervistata. Ha confidato anche di amare la pesca e il bowling, di andare regolarmente in chiesa, di cucire ancora con le proprie mani e di essere ghiottissima di torte. Ed ecco un altro dei suoi segreti: fare ciò che ci piace e ci fa stare bene. Un suggerimento che appare banale ma in tutta coscienza quante di noi possono affermare di avere in cima alla scala delle priorità i piccoli piaceri prima dei troppi doveri?

donne senza capelli

Donne senza capelli: Leyah Shanks si rasa per la ricerca sul cancro

donne senza capelli

Leyah Shanks è una giovane blogger scozzese che da alcuni anni promuove un Tumblr basato sulla promozione della fiducia in se stessi e nel proprio corpo, senza sentirsi in dovere di aderire ad uno standard di bellezza socialmente condiviso.

Il blog si chiama Body Confidence Revolution e salta agli onori delle cronache per l’ultima azione della sua autrice che si è rasata a zero per dimostrare che una donna non ha bisogno di capelli lunghi per sentirsi femminile e bellissima.

L’iniziativa aveva lo scopo di raccogliere fondi da destinare alla ricerca sul cancro. Leyah ha promesso di raparsi la testa se avesse raggiunto, grazie alle donazioni dei suoi lettori, la cifra di 500 sterline da donare alla ricerca. Ci è riuscita e ha mantenuto la promessa.

La ragione di questa scelta risiede sia nell’essenza stessa del suo blog che in una vicenda personale che ha coinvolto la sua famiglia, con l’inevitabile riflessione che porta con sé la paura di dover affrontare un cancro.

Le donne che subiscono la perdita dei capelli per via della chemioterapia sono tantissime e sono costrette ad aggiungere alla terribile prova del cancro anche la preoccupazione per i propri capelli e la sensazione di vedere diminuita la propria femminilità.

Con la sua dimostrazione Leyah condanna il senso di esclusione sociale imposto alle donne che perdono i capelli loro malgrado e si batte contro lo stereotipo di una donna la cui femminilità risiede anche nei capelli. E continua dicendo che:

“Avere una malattia come il cancro non ti definisce come persona. Capelli o non capelli, sei magnifica. Non c’è nulla di cui vergognarsi nell’essere calve.”

Un messaggio forte, mai troppo ribadito, che pone l’accento sulla necessità di rappresentare la realtà e le sue diversità, senza bisogno di edulcorarla o nasconderla.

“Ci viene chiesto di aderire ad una femminilità stereotipata, ma è un ideale preistorico perché la femminilità è molto più di ciò che appare.”

Anastasia Volochkova

Anastasia Volochkova, licenziata dal Bolshoi perché grassa, torna a danzare

Anastasia Volochkova

Si parla così tanto di corpi femminili sfruttati dalla pubblicità e di modelle troppo magre, ci si indigna e ci si domanda se sia ancora accettabile nella società odierna, eppure raramente ci si accorge di quanto accade dietro le quinte, lontano da passerelle e riflettori.

È il caso di tutti quei mestieri che si basano proprio sull’uso del corpo e che impongono spesso non solo la necessaria disciplina fisica ma anche una forma esasperata che rischia di rasentare l’anoressia. È il caso delle ballerine e per un pelo non è stato anche quello di Anastasia Volochkova.

Anastasia era la prima ballerina del Bolshoi di Mosca, lo storico e acclamato balletto classico che nel mondo viene considerato uno dei più grandi, se non il migliore in assoluto. Nel 2003 l’artista era stata licenziata in tronco per colpa di un fisico troppo “pesante per una ballerina” e “difficile da sollevare.” Anastasia aveva trascinato il balletto in tribunale e aveva riavuto il lavoro ma dopo il 2004 non era più stata inclusa in alcuna produzione della compagnia.

Questi i fatti, fino a poco tempo fa. Oggi Anastasia ha lasciato la danza e si è messa alle spalle le amarezze di un mondo che tutti riconoscono come duro ma che in pochi ammettono possa essere anche molto pericoloso, specialmente per le giovanissime.

Adesso fa la modella e l’attrice, è tornata a studiare, ha conseguito un master in economia. Ma il primo amore non si scorda mai e sul proprio account Instagram mostra ancora le sue doti di flessibilità ed eleganza a dispetto di un peso che non appare miminamente eccessivo, né sgraziato.

Photo Credits |Instagram

#ToyLikeMe

#ToyLikeMe, i giocattoli disabili

#ToyLikeMe

#ToyLikeMe è il nome di una campagna virale lanciata di recente online che prova come gli hashtag funzionino davvero e abbiano un’influenza diretta e importante sui comportamenti e sulla percezione del mondo.

È stata lanciata da un gruppo di genitori di bambini diversamente abili in Inghilterra. Lo scopo era sensibilizzare le persone e soprattutto le aziende sull’opportunità di riflettere anche nei giocattoli la realtà quotidiana dei bambini con disabilità.

La campagna web è stata accompagnata da un’immagine che rivisitava alcuni personaggi classici dei giocattoli per bambini in chiave disabile: su una sedia a rotelle, con un cane guida per non vedenti, con cicatrici e segni sulla pelle.

L’azienda Makies ha risposto concretamente all’appello e al tag, diventato virale nel giro di pochi giorni. Lo ha fatto lanciando una linea di giocattoli dal nome esplicito, Dolls with Disabilities, cioè bambole disabili.

giocattoli disabili makies

Sono state realizzate con stampa 3D e presentano tutte della disabilità più o meno evidenti ma molto diffuse nella vita reale di migliaia di bambini che possono riconoscersi così anche nei propri giocattoli.

Inevitabili le riflessioni e le reazioni suscitate da questa operazione. C’è chi accusa Makies di cavalcare l’onda per farsi pubblicità – anche perché le bamboline sono molto costose visto che la stampa 3D è una tecnologia relativamente nuova. Ma c’è soprattutto chi applaude l’iniziativa che ha dimostrato sensibilità e volontà di fornire risposte concrete.

I creatori del tag si dicono soddisfatti sulla propria pagina Facebook ma invitano a partecipare anche le grandi aziende come Lego, Playmobil e Mattel per rappresentare, creando giocattoli inclusivi, i 770.000 bambini inglesi con disabilità (che diventano addirittura milioni nel mondo).

Strong is the New Pretty, le foto di Kate Parker

strong is the new pretty

La forza è la nuova bellezza, in barba agli schemi sociali e alle imposizioni dei canoni dominanti che vogliono le donne sempre e comunque femminili, anche fino all’eccesso e sin da quando sono ancora piccolissime. Strong is the new pretty è il progetto creativo di Kate Parker che dice no a tutto questo.

La fotografa di Atlanta ha ritratto le sue figlie per celebrarne la bellezza imperfetta ma autentica, non quella che il mondo si aspetta da loro ma quella intrinseca, più spontanea, che non ha niente a che vedere con un aspetto carino da dolce principessina tutta boccoli e glitter.

Una risposta forte e interessante alla richiesta continua di perfezione in un mondo che impone di conformarsi ad un modello di bellezza a dir poco estenuante e instrada le bambine sin dalla più tenera età.

Vediamo ogni giorno le più piccole così come le adolescenti circondate da giocattoli che imitano le principesse, abiti e accessori scintillanti e rigorosamente rosa, tutti volant e dettagli vezzosi. Il trucco si usa sempre prima e i cartoni animati sono fortemente caratterizzati – ma le questioni di genere sono sempre più dibattute.

Kate Parker dice no e lo dice a modo suo. Le sue ragazze sono “forti, atletiche, coraggiose, disordinate, gioiose e frustrate” e non hanno bisogno di essere come la società vorrebbe che fossero perché “essere belle o perfette non è così importante. Quello che conta davvero è essere chi si è.”

Il progetto inizia un anno fa ma i suoi contorni non erano ancora definiti. La fotografa si è accorta solo riguardando i ritratti a distanza di tempo che le foto più belle erano quelle in cui le sue bambine di 6 e 9 anni apparivano autentiche, se stesse, libere di esprimersi senza pressioni. La fotografa ha voluto porre l’accento proprio su questa pressione per aderire agli standard che il mondo si aspetta. E ci sembra sia riuscita perfettamente nell’intento.

Photo Credits | Facebook/Kate Parker

petizione contro deagostini

Una petizione contro DeAgostini per la pubblicità sessista

petizione contro deagostini

Dopo le polemiche sulla pubblicità inglese in bikini giallo, succede qualcosa di simile anche a casa nostra: di pubblicità sessista viene accusato un grande gruppo editoriale italiano. Su Change.org e sui social network gira da alcuni giorni una petizione contro DeAgostini per la pubblicità affissa sui mezzi di trasporto urbano milanesi.

Al momento sono state raccolte quasi 7500 firme e i promotori dell’iniziativa si sono attivati anche sui social network con una pagina dedicata oltre che sulla pagina ufficiale di DeAgostini a cui hanno chiesto spiegazioni sul perché utilizzare un pungiball con mutandine di pizzo per rappresentare la donna insieme ad un claim ritenuto oltremodo offensivo: “Da come tenersi in forma a come tenersi un marito.”

Indignate o addirittura arrabbiate le reazioni di donne e uomini che considerano irrispettoso nei confronti di ambo i sessi il riferimento alla donna come ad un sacco da picchiare e alle capacità seduttive come strumento per affermarsi. Con il risultato, sottolineano molti sostenitori della petizione, di incitare alla violenza sulle donne.

DeAgostini ha replicato puntando l’accento sull’intento ironico della campagna pubblicitaria:

“la redazione di deabyday.it è costernata dalla reazione che la nostra campagna pubblicitaria ha suscitato in alcune di voi. Mentre ci scusiamo se abbiamo potuto urtare la sensibilità di qualcuno teniamo a precisare che, evidentemente, non avevamo intenzione di offendere o attaccare nessuno.”

Anche dallo Iap, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria coinvolto nelle richieste di rimozione dello spot, la risposta è stata asciutta e ha sminuito la lettura offensiva della campagna:

“…l’organo di controllo non ha condiviso la lettura prospettata, in quanto non sono presenti nel messaggio elementi che possano indurre sul piano figurativo a identificare negli oggetti rappresentati (un punchball e uno slip in pizzo) la donna come oggetto. Essi indicano in modo figurato e ironico gli argomenti proposti al pubblico femminile dal web magazine pubblicizzato, quali consigli e approfondimenti su temi come lo sport e la seduzione. Anche la parte testuale conferma la lettura ironica del messaggio, limitandosi ad illustrare in modo sintetico il campo di argomenti trattati dal sito, escludendo contenuti offensivi o discriminatori.”

Non la pensano così i detrattori della pubblicità che hanno sferrato un attacco web al gruppo editoriale chiedendo non solo la rimozione dei pannelli ma anche le pubbliche scuse di DeAgostini. La pubblicità è effettivamente sparita ma a quanto pare solo per la decorrenza dei termini di affissione e non per effetto della petizione.