Quello che gli uomini non fanno… tocca alle donne

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Le donne italiane dedicano alle faccende di casa il 200% del tempo in più rispetto agli uomini, secondo dati forniti dall’Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione Europa).

Siamo tra gli ultimi per questa tendenza insieme ai nostri cugini spagnoli. E’ chiaro, quindi, che gli uomini italiani proprio non ne vogliono sapere di cucinare, stirare, piegare i panni, spazzare, spolverare, buttare l’immondizia. Questo dato non subisce modifiche neanche se sono entrambi i partner a lavorare ed anzi si aggrava con la presenza di figli.

Ma quali sono le cause di questa ingiusta situazione? Il ricercatore dell’Università di Torino Lorenzo Todesco ha provato ad analizzare i motivi di tale disparità nel saggio “Quello che gli uomini non fanno”. Dopo studi e ricerche accurate, il sociologo ha fornito delle spiegazioni per tutti questi numeri attraverso l’identificazione di due cause principali. La prima è la questione economica: se l’uomo è l’unica fonte di reddito familiare è la donna ad occuparsi dell’andamento della casa e dei figli, come per un tacito accordo. Lo stesso avviene se anche lei è nel mondo del lavoro, perché si presume abbia comunque un’attività lavorativa modesta rispetto quella del marito.

L’altra causa è l’influenza del contesto nazionale. Il nostro Paese è estremamente conservatore, soprattutto se confrontato con altre realtà europee. Non abbiamo delle strutture che possano aiutare le donne ad affaticarsi meno nello svolgimento delle attività domestiche ma soprattutto è assente la volontà di modificare la forma mentis che pervade tutto il nostro territorio e fa considerare le attività in oggetto delle faccende meramente femminili.

Purtroppo trovare una soluzione per questa disparità è tutt’altro che semplice. Dobbiamo comunque guardare il futuro con ottimismo perché, per fortuna, sono in lieve aumento le coppie giovani e con doppio reddito, che decidono di mettersi in gioco anche nella ridistribuzione dei compiti di casa. Forse perché hanno preso consapevolezza che può essere una delle tante causa di rottura della coppia.

Foto| west-info.eu

Violenza sulle donne, le raffigurazioni originali di Palombo per la sensibilizzazione ad uno dei problemi più urgenti in Europa

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Una delle piaghe più dolorose della nostra società è sicuramente la violenza sulle donne.

I dati sono allarmanti: solo in Europa, sessantadue milioni di donne hanno subìto violenza e due terzi di queste violenze non sono state denunciate perché dipese dall’aggressione da parte del proprio compagno.

Altro dato che lascia perplessi è il legame tra il record di abusi e il tasso occupazionale femminile. Infatti, i Paesi con tasso occupazionale più elevato sono quelli dove si manifestano maggiormente queste forme di violenza: Danimarca, Olanda, Svezia e Finlandia, dove quindi non è reale quel livello di parità che immaginiamo.

Tutti i dati che vi ho elencato sono frutto di una ricerca durata tre anni da parte dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, la più estesa al mondo condotta su questo tematica.

E’ sicuramente difficile affrontare problemi come questo, ma l’errore più grande è assumere un atteggiamento di silenziosa indifferenza o aspettare semplicemente che le istituzioni adottino efficaci piani strategici per contrastare ed annientare il dilagarsi di questo fenomeno.

Per questo dobbiamo parlarne e promuovere le campagne di sensibilizzazione che hanno ad oggetto temi difficili come la violenza sulle donne. Ed è proprio per questo che oggi ho deciso di parlarvi  delel opere dell’artista salentino (ma trapiantato a Milano) Alexsandro Palombo, che ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica così delicata attraverso una prospettiva molto originale. Palombo ha unito il tema della violenza domestica ai volti delle più celebri principesse Disney ed eroine dei cartoni animati.

Così le immagini delle protagoniste che abbiamo da sempre associato ai più dolci sogni dell’infanzia, compaiono con ferite, tagli e contusioni, dovute ai comportamenti violenti dei rispettivi compagni. Sullo sfondo delle illustrazioni le scritte Stop! e Fermiamo la violenza sulle donne.

Un’iniziativa che si rivolge a tutti e lo fa attraverso un linguaggio originale e immediato, per trattare una questione delicata che richiede interventi di massima urgenza.

 

Foto| nextme.it, pagina Facebook di Alexsandro Palombo, Repubblica.it

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Zanzare, come tenerle alla larga con gli oli essenziali

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Gli oli essenziali ci possono essere di grande aiuto per combattere le zanzare, quegli odiosi insetti che ogni estate arrivano puntuali con il caldo e mettono a dura prova la nostra pelle. Le zanzare si possono però tenere alla larga con gli oli essenziali il cui profumo risulta aessere particolarmente sgradevole per le zanzare.

Perché le donne chiedono sempre scusa?

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Non si fa altro che parlare di lotta al femminicidio, di rispetto per le donne, di ritorno al femminismo e di fermare la violenza sulle proprie mogli, figlie e ragazze. Ma il rispetto per le donne da dove inizia? Dovrebbe nascere dall’amor proprio che queste dovrebbero possedere e mostrare con orgoglio, mentre spesso ci si ritrova a dover chiedere scusa per qualche gesto ordinario e semplice, per qualcosa per la quale un uomo non chiederebbe mai scusa.

La mamma può scoprire se il figlio si droga?

Antonio Reppucci, un nome che fino a qualche giorno non ci avrebbe suggerito alcuna associazione. Oggi, invece, Antonio Reppucci è l’origine di una polemica legata alla capacità delle mamme di accorgersi che il proprio figlio si droga.

Pasolini Roma, una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma

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Pier Paolo Pasolini è considerato da tutti uno degli artisti ed intellettuali italiani più importanti di sempre, e simbolo del Novecento.

Il Palazzo delle Esposizioni di Roma ha allestito la mostra Pasolini Roma prevista dal 15 aprile al 20 luglio, una vera e propria celebrazione dell’artista e del suo rapporto controverso con la città di Roma, fonte di ispirazione per tutta la sua vita.

La mostra a cura di Gianni Borgna, Jordi Balló, Alain Bergala, e presente anche a Parigi e Barcellona, è tra quelle che considero mostre difficili. Purtroppo, la Vita di Pasolini è stata costellata di vicende e avvenimenti spiacevoli che hanno tormentato l’artista durante tutta la sua esistenza. Nei suoi confronti  si è verificato un vero e proprio accanimento da parte di tutti i poteri forti. Basti pensare alle 34 denunce esposte contro di lui o l’epilogo più triste e ancora avvolto da mistero: la sua morte sulla spiaggia di Ostia quel 2 novembre 1975.

Così i tre curatori hanno diviso l’allestimento in sei sezioni secondo un ordine cronologico, che corrispondono a sei fasi della sua vita: l’ arrivo a Roma con la madre e la malattia del padre, l’ omosessualità, gli amici, i film e libri, le persecuzioni mediatiche e la morte. Le 6 sezioni richiedono del tempo, ed è giusto che vi prepariate a questo. E’ una mostra difficile ma anche lunga perché ricca di documenti (in italiano e in inglese) che richiedono pazienza ed attenzione. Se pensate di visitarla e sorvolare su qualche lettera o installazione multimediale per correre alla mostra del National Geographic (compresa nel prezzo del biglietto) commettete un grande errore. In Pasolini Roma è tutto essenziale per comprendere la profondità e la lungimiranza del pensiero di questo grande artista, il Leonardo del Novecento: le confessioni agli amici, le perplessità verso gli editori, il dolore per i numerosi attacchi dei poteri e il grande amore verso Ninetto Davoli.

La mostra è una guida multimediale alla scoperta di un grande Artista e Uomo. Allo stesso tempo è una mostra difficile, come vi dicevo, perché vi riconoscerete in quelle parole, in quei dolori e in quell’amore così universali che soltanto Pasolini era riuscito svelare, e che gli costarono la sua stessa Vita.

Foto: dietrolequinteonline.it , romadaleggere.it.

Inno dei mondiali 2014? Convince solo JLo

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È ufficialmente iniziato il Campionato Mondiale di Calcio 2014.  Quest’anno è toccato al Brasile e come ogni edizione che si rispetti è arrivata l’esibizione della colonna sonora durante la cerimonia d’apertura.

Sudafrica 2010 era stato l’anno del Waka Waka di Shakira, un tormentone che ci siamo portati dietro anche dopo l’estate. Brasile 2014 ha affidato questo importante compito musicale a ben tre cantanti: Pitbull, Claudia Leitte e Jennifer Lopez che hanno inciso la loro We are One (Ole Ola).

Pioggia di critiche per il brano dai giornali di tutto il mondo: per alcuni troppo noioso, per altri poco originale e per altri ancora poco armonioso visto le forti differenze vocali dei tre artisti.

Sicuramente è un brano estivo ma che non ha molte pretese. Sicuramente è difficile ottenere l’unanimità dei consensi senza una coreografia e un ritornello originale, come era stato per Shakira quattro anni prima. In pratica, la canzone c’è ma non convince la sua unione a quest’evento sportivo, il più importante di sempre.

Quello che convince, però, è lei: la regina JLO, che fino a qualche anno fa chiamavamo “Jenny from the Block”.  Infatti, durante la cerimonia d’apertura avvenuta lo scorso 12 giugno, l’esibizione degli artisti è stata fortemente mortificata dal playback e dalla base troppo alta. Convinceva solo Jennifer Lopez che, con i suoi 45 anni solo anagrafici, esultava e ballava come in uno dei suoi primi video (penso a If you had my love o Let’s get Loud) con un mini abito verde smeraldo.

Noi saremo sempre dalla parte di JLO per la sua energia, la sua bellezza e il suo indiscutibile carisma.

Foto: stylosophy.it