Mara Carfagna lancia la campagna #NonÈNormaleCheSiaNormale a difesa delle donne

Mara Carfagna lancia la campagna #NonÈNormaleCheSiaNormale a difesa delle donne

Mara Carfagna lancia la campagna #NonÈNormaleCheSiaNormale a difesa delle donne

“Non è normale che sia normale” questo il titolo della campagna virale lanciata da Mara Carfagna (Forza Italia), vicepresidente della Camera dei Deputati, contro la violenza sulle donne.

L’iniziativa, composta da un video e un hashtag che richiama il nome della compagna, è stata presentata il 21 novembre nella Sala della Lupa di Montecitorio proprio durante la settimana che celebra le donne e condanna violenze ed abusi e si concluderà domenica 25 novembre con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

L’idea di Mara Carfagna ha trovavo il consenso di molte donne che siedono in Parlamento, diverse tra loro per partito politico di appartenenza: come Maria Elena Boschi del PD, Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, il ministro Giulia Bongiorno della Lega e l’altra vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni del MoVimento 5 Stelle.

Nel corso della presentazione della campagna, ampio spazio è stato dedicato alle testimonianze di donne che sono rimaste per sempre segnate dalla violenza dei loro compagni, come Filomena Lamberti sfigurata con l’acido, e di donne come Patrizia Pagliarone, per anni perseguitata dall’ex Andrea Buscemi, attualmente assessore alla Cultura del Comune di Pisa.

“Servono fondi, educazione e prevenzione”, ha detto Mara Carfagna durante il suo intervento, “Dobbiamo aiutare le donne a denunciare. Spesso non lo fanno per vergogna, per paura e perché i tempi della giustizia sono troppo lunghi. Sto studiando, con la collega parlamentare Giusi Bartolozzi che è anche magistrato, un disegno di legge per dare priorità alle denunce delle donne vittime di violenza. Perché sappiano che i loro casi verranno presi in considerazione subito e che si procederà speditamente. Quando la donna vince la paura e la ritrosia, deve essere protetta”.

Nel filmato presentato alla Camera compaiono: Fiorello, Barbara D’Urso, Alessandro Borghi, Annamaria Bernardini De Pace, Andrea Delogu, Maria Grazia Cucinotta, Vincenzo Salemme, Paola Turci, Anna Falchi, Bruno Barbieri, Noemi, Bianca Balti, Alessandro Roia, Francesco Montanari, Claudia Gerini.

All’iniziativa, di cui è media partner il magazine Elle, hanno già aderito, in gran numero, donne e uomini del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’Università, dell’informazione e della moda, tra questi: Alessandra Amoroso, Ambra Angiolini, Bianca Aztei, Giulia Bongiorno, Roberta Capua, Milly Carlucci, Andrea Carpenzano, Cristina Chiabotto, Martina Colombari, Lodovica Comello, Marco Conidi, Carolina Crescentini, Geppi Cucciari, Maria Grazia Cucinotta, Tosca D’Aquino, Salvatore Esposito, Rossella Fiamingo, Corrado Formigli, Claudia Gerini, Marco Giallini, Bianca Guaccero, Miriam Leone, Diletta Leotta, Selvaggia Lucarelli, Filippo Magnini, Guillermo Mariotto, Emma Marrone, Alberto Matano, Giorgia Palmas, Giovanna Nina Palmieri, Melissa Panarello, Federica Panicucci, Federica Pellegrini, Martina Piemonte, Lola Ponce, Simona Quadrella, Michela Quattrociocche, Isabella Rauti, Giorgia Rossi, Ivan Zaytsev, Samantha De Grenet, Nina Soldano e l’intero consiglio comunale di Venezia.

La campagna di Mara Carfagna – di cui fa parte anche il video che sarà trasmesso sui social, sul web e in tv – ha l’obiettivo di raggiungere un elevato numero di persone, in modo particolare i più giovani, non solo gli addetti ai lavori, e sensibilizzarli sulla tematica. “È fondamentale – ha evidenziato la vicepresidente della Camera in quota Forza Italia – che di violenza si parli anche in famiglia così come sui luoghi di lavoro”.

Mara Carfagna ha dedicato questa iniziativa a Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro, le due ragazze violentate e barbaramente uccise, con lo scopo che queste brutalità non avvengano mai più.

L’invito che la vicepresidente ha rivolto a tutti è di postare sui social l’hashtag #NonÈNormaleCheSiaNormale e una foto con il segno del rossetto sotto l’occhio, simbolo della violenza subita da molte donne.

https://www.facebook.com/CarfagnaMara/videos/2496971200392904/?__xts__[0]=68.ARAf65q7o2Gac0FqwwZMKGchOwprrBaYe5650770jFRo_ThMs9xXXXqh-zJG3LNQlNbtf991T8wip7BoiBa_jNyb7cQdVLY4PrBLli5748a7BfgHpRzs2IQY73zNUZ2zIBSyH0xEUZYgyzcuWmSMXAuPgm6xcbDpnr6IKAKfoXPXdTL5lJZSFD7XlSgLrd_gRp97RuXqzJem37_LDV2CpACmYuuXePny1hwNqr_QwH_kmGSUoLjiNoauMw3hlzEw_poIdzmxsRXDQg4WhuoZyEK_have_1fNWCuJ36qP8rEGQL_Yfod9kLcti5-CP2_-7hqxh9IiUNMDbWyhcoOEsh11dKu0yL8L&__tn__=-R

(!DONNA) e Kinabuti Fashion Initiative insieme per le donne

ninabuti-fashion-initiative

Era il 2012 quando a Milano fu fondata l’associazione no profit Esclamativo Donna (!DONNA) con lo scopo di valorizzare il talento femminile in settori di eccellenza della cultura italiana. Era invece il 2010 quando nacque il progetto Kinabuti Fashion Initiative, associazione no profit fondata dalle italiane Caterina Bortolussi e Francesca Rosset che sviluppano progetti di produzione sostenibile in Nigeria a sostegno delle donne.

Questo weekend ambedue gli enti parteciperanno alla manifestazione Natura Donna Impresa organizzata in centro a Milano e lo faranno per celebrare uno degli ultimi successi raggiunti. La prima consegnerà alla seconda i fondi raccolti tramite l’iniziativa di solidarietà IFE! Il Vino Delle Donne Per Le Donne.

L’obiettivo del progetto, lanciato nel corso dell’Expo 2015, ha lo scopo di finanziare corsi di formazione destinati a 15 vedove di Lagos per insegnare loro a cucinare e vendere street food ritrovando una fonte di sostentamento personale, inventandosi un impiego e raggiungendo una nuova opportunità di riscatto sociale.

La raccolta fondi è stata possibile grazie ad un progetto di vinificazione partecipativa al femminile che in Italia ha coinvolto le imprenditrici rurali dell’Oltrepo pavese ‘Tra le Terre-Custodi d’emozioni’ e un team di donne dei principali settori culturali italiani allo scopo di creare un vino in edizione limitata. Benedetta Ruggeri, Presidente di !DONNA, racconta che si è trattato di:

“un progetto davvero innovativo che è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, il patrocinio del Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese, la media parternship di Tutto Gusto, Pianeta Donna e delle Spy Twins e il contributo di Cerbios, l’azienda farmaceutica svizzera del Canton Ticino da sempre attenta al sociale, e il sostegno di Tavola che, con il brand BeMaMa, riconferma l’interesse per il benessere e la salute della donna.”

L’appuntamento è in via Dante 14 per il 25 Novembre, proprio (e volutamente) in concomitanza con la ricorrenza della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.

donne più ricche del mondo

Le 10 donne più ricche del mondo secondo Forbes

donne più ricche del mondo

La rivista americana Forbes stila annualmente le classifiche delle persone più danarose del globo, oggi scopriamo chi sono le 10 donne più ricche del mondo. Sono donne potenti, non solo in virtù di un’eredità familiare ma per le posizioni che occupano, per lo stipendio stellare e per il prestigio che si sono guadagnate.

Liliane Bettencourt

Al primo posto troviamo Liliane Bettencourt, 93 anni, prima azionista del gruppo L’Oreal. È un’ereditiera che si posiziona prima tra le donne e undicesima nella classifica generale delle persone più ricche del mondo con un patrimonio di 36,1 miliardi di dollari.

Alice Walton

È una delle figlie dell’imprenditore che ha fondato la grande catena Wal-Mart ma non ha partecipato per scelta agli affari di famiglia costruendosi una carriera personale indipendente. Ha raggiunto il successo, vanta un patrimonio di 32,3 miliardi di dollari ed è anche una mecenate dell’arte.

Jacqueline Mars

Al terzo posto troviamo un’altra ereditiera, si tratta della figlia dell’imprenditore che ha fondato la grande azienda dolciaria omonima. Si trova al ventisettesimo posto della classifica generale e sfiora i 23,4 miliardi di dollari.

Maria Francesca Fissolo

È la quarta donna più ricca del mondo e la prima italiana a conquistare un posto nella classifica di Forbes del 2016. Vedova dell’imprenditore Ferrero, gestisce la fortuna di famiglia che ammonta ad una cifra che tocca i 22,1 miliardi di dollari.

Susanne Klatten

Tedesca, 53 anni, nota anche come Lady Bmw, è la prima azionista dell’azienda automobilistica e la donna più ricca di Germania. Ha quadruplicato il patrimonio del padre raggiungendo la quota di 18,5 miliardi di dollari.

Laurene Powell Jobs

Filantropa oltre che imprenditrice, è la vedova di Steve Jobs. A 44 anni, si trova al posto 44 della classifica globale e possiede una fortuna di 16,7 miliardi di dollari.

Abigail Johnson

Unica donna a ricoprire ruoli di vertice nel Forum Finanziario, è presidente e amministratore delegato di Fidelity Investments. Possiede una fortuna di 13,1 miliardi di dollari.

Charlene de Carvalho

Con un patrimonio da 12,3 miliardi di dollari, la figlia dell’imprenditore della birra Heineken può permettersi il lusso di coltivare le proprie passioni, dalla fotografia all’architettura passando per la musica.

Iris Fontbona

Controlla con i figli il colosso del rame e settimo produttore al mondo, di cui Andronico Luksic, recentemente scomparso, è stato alla guida. Il patrimonio si stima in 10,5 miliardi di dollari.

Massimiliana Landini Aleotti

Con un patrimonio da 10,1 miliardi di dollari, la Aleotti ha ereditato dal marito Alberto il gruppo Menarini.

Photo | Thinkstock

donne yazide

Donne yazide abbandonate, la denuncia di Amnesty

donne yazide

Sono state dimenticate e abbandonate, denuncia Amnesty International, le donne yazide sopravvissute alle violenze dell’IS. Le ragazze e le donne catturate e ridotte in schiavitù, picchiate e struprate dai gruppi che si auto-definiscono Stato Islamico, non hanno ricevuto alcun sostegno dalla comunità internazionale.

Lo scorso Agosto, i ricercatori di Amnesty che si battono per il rispetto dei diritti umani hanno incontrato nel Kudistan iracheno 18 donne catturate dall’Is e poi fuggite o rilasciate dopo il pagamento di un riscatto da parte delle famiglie. Oltre allo stato di choc per le sofferenze e le torture subite, versano in condizioni di miseria e sono state abbandonate dalla comunità internazionale. Molte altre sono ancora sotto sequestro nelle mani dell’Is.

Le testimonianze raccolte hanno messo in evidenza una situazione gravissima, sia per ciò che riguarda le condizioni fisiche e psicologiche delle donne sopravvissute che relativamente alle ragazze ancora prigioniere. Non è stato fatto niente per aiutarle ad affrontare la situazione né sono state fornite cure e sostegno per aiutarle a tornare ad una vita normale.

La comunità yazida è stata presa di mira dall’Is sin dal 2014, quando i gruppi armati hanno attaccato la regione del Sinjar, nell’Iraq nord-occidentale, dove vivono. A migliaia sono stati catturati e massacrati, altri sono stati minacciati di morte se avessero rifiutato di convertirsi all’Islam, numerose donne sono state stuprate, picchiate, torturate, rapite o uccise. In alcuni casi sono diventate merce di scambio tra combattenti e rese schiave dei sequestratori.

Le donne incontrate da Amnesty International hanno raccontato di essere state separate dai figli. I bambini sono stati rapiti e indottrinati per diventare combattenti, le bambine sono state vendute come schiave del sesso. Sarebbero circa 3800 le donne e i bambini yazidi ancora in mano all’Is. Degli uomini non si conosce la sorte, anche se si suppone che la maggioranza sia stata sterminata.

Photo | Thinkstock

Reshma Saujani

Coraggiose, non perfette: il discorso di Reshma Saujani

“Insegniamo alle nostre ragazze ad essere perfette e ai nostri ragazzi a essere coraggiosi” – dice Reshma Saujani – ma dovremmo insegnare loro ad essere più coraggiose che perfette. La fondatrice di Girls Who Code, che promuove la crescita femminile nel mondo dell’informatica, lo ha affermato in una delle più belle conferenze pubblicate da Ted (Technology, Entertainment, Design), che non a caso come motto utilizza le parole ideas worth spreading, idee che val la pena di diffondere.

Reshma Saujani

È un piccolo compendio di femminismo la sua conferenza che in questi giorni sta riconquistando il web a dimostrazione del fatto che certe idee non solo meritano di essere diffuse, ancora e ancora, ma non scadono, anzi restano attuali.

Forse non sono mai state più attuali di così, in un contesto storico e sociale che vede le donne lottare per diventare protagoniste della loro stessa storia, dagli scioperi delle donne polacche per il diritto di scelta sull’aborto alle manifestazioni delle donne turche che rivendicano la propria libertà di appropriarsi della città. Il capitolo della subalternità delle donne non è ancora da considerarsi chiuso ed è per questo che c’è ancora tanto bisogno delle parole decise e ispiranti di Reshma Saujani. Dovremmo imparare a convivere con le nostre imperfezioni, non considerarle un fallimento. Invece

“a molte ragazze viene insegnato ad evitare il rischio e il fallimento. A sorridere, essere tranquille, avere buoni voti. Ai ragazzi invece viene insegnato a giocare duro, puntare in alto, arrivare più in alto di tutti gli altri e poi saltare a capofitto. Quando diventano adulti […] sono abituati ad assumersi molti rischi e vengono ricompensati.”

Una lezione che anche le ragazze dovrebbero apprendere sin dalla tenera età, imparando a non aspirare alla perfezione di un ideale sociale condiviso ma distorto (di cui la questione dell’aderenza a canoni di bellezza non è che non aspetto) ma ad assumersi rischi, osare, mirare in alto anche a rischio di fallire. In definitiva, il problema sembra essere una cronica mancanza di sicurezza delle donne.

Uno studio ha per esempio dimostrato che le donne spesso si candidano per certi lavori solo se sono certe di soddisfare tutti i requisiti richiesti. Gli uomini invece ci provano anche se il loro curriculum copre poco più della metà dei requisiti e spesso ottengono il lavoro comunque.

Siamo troppo caute, pretendiamo da noi stesse la perfezione perché la società ci ha indotto a farlo, sostiene Reshma incoraggiandoci a diventare più audaci. L’aspirazione alla perfezione è una gabbia in cui rinchiudiamo noi stesse e da cui possiamo liberarci.

donne in bicicletta

Donne in bicicletta in Turchia, inno alla libertà

donne in bicicletta

La Turchia vive uno stato di emergenza e instabilità dopo il tentativo di sovvertire il governo con un colpo di stato dello scorso Luglio ma più forti che mai sono i venti di libertà che spirano nel paese, a dispetto di ogni tentativo di metterli a tacere. Sono le donne a raccogliere il vessillo della libertà, ancora una volta. Lo fanno inforcando una bicicletta e pedalando attraverso 28 città del paese.

Istanbul e Ankara, Izmir e Busa, Adana e Antalya, tra le altre, hanno visto la quarta edizione del Süslü Kadınlar Bisiklet Turu invadere le strade con i mille colori e i sorrisi aperti delle donne in bicicletta che rivendicano il diritto di esprimersi, di appropriarsi degli spazi delle città e di una normalità di cui troppo spesso vengono private.

Il nome della manifestazione, Süslü Kadınlar Bisiklet Turu, significa letteralmente Pedalata delle donne in ghingheri. Sì, perché le donne di tutte le età agghindano la propria bicicletta e scelgono un abbigliamento coloratissimo per dimostrare la voglia di esprimere la propria femminilità e di riappropriarsi di una libertà negata.

Quest’anno l’edizione della passeggiata in bicicletta, iniziata a Izmir 4 anni fa, è più che mai significativa. Riprendere possesso di piazze, strade e parchi ha un senso più forte oggi che le libertà di espressione nel paese sono più di prima messe a tacere per la durissima reazione del governo al recente tentativo di colpo di stato.

Per la prima volta hanno partecipato anche le donne cipriote dove esiste tuttora una situazione di divisione tra la comunità turca e quella greca. Qui le donne della parte sud dell’isola si sono unite a quelle della parte nord, un segnale forte che ha gettato una nuova base di dialogo laddove la politica aveva sempre fallito.

Il fatto che l’iniziativa sia spontanea e nata dal basso, promossa dalle donne senza l’intervento di enti pubblici o aziende, rende il messaggio ancora più forte e importante. Sema Gür, ideatrice dell’evento, si era detta preoccupata alla vigilia della manifestazione visto il periodo di tensioni ma nessuna donna ha voluto rinunciare al diritto di esprimere il proprio inno alla libertà.

Photo | Thinkstock

PINK@WORK jam: Sfida creativa per migliorare la vita delle donne

Pink

Il 22, 25 e 26 giugno l’Ambasciata di Israele in Italia premia la creatività al TAG – Talent Garden Rome, via Giuseppe Andreoli 9 a Roma.

PINK@WORK jam è una maratona lunga 24 ore dedicata a ragazze e ragazzi che si sfideranno a colpi di innovazione per trovare progetti, soluzioni ed idee per migliorare la vita delle donne che lavorano sia in Italia che all’estero.

Ragazze e ragazzi, sviluppatrici e sviluppatori di hardware e software, startup, esperti di business, imprenditori o chi è alle prime armi, persone fisiche, team imprenditoriali, giovani startupper, appassionati di innovazione e tecnologia (mobile App, Internet Of Things), possono partecipare cliccando qui.

Dal delicato equilibrio tra vita professionale e personale all’assistenza familiare, passando per i trasporti e i servizi legati all’ambiente professionale. Questo è l’obiettivo di PINK@WORK jam, quindi tutte le idee innovative legate al binomio donna-lavoro sono le benvenute.

I partecipanti alla sfida saranno affiancati da alcuni Mentor che li supporteranno durante tutto il percorso di sviluppo delle idee, dalla progettazione alla presentazione degli stessi.

L’iniziativa è promossa dall’Ambasciata d’Israele in Italia in collaborazione con BIC Lazio, Virgilio 2080, Talent Garden Rome.

Il montepremi complessivo è di 2.000 Euro in buoni acquisto. Le migliori idee potranno usufruire presso BIC Lazio fino a tre mesi di preincubazione (approfondimento e studio di fattibilità del business model) e successivi sei mesi di incubazione gratuita, in caso di avvio positivo della startup.

Quando
22 giugno 2016: presentazione, kick-off jam e incontro di networking
25 e 26 giugno 2016: no-stop creativity, presentazione dei progetti e premiazione

Per leggere tutto il programma o per ulteriori informazioni, clicca qui.