lingerie senza ritocco

Le attrici di Girls in lingerie senza ritocco

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Lena Dunham si è già schierata nel dibattito sulla percezione del corpo femminile ma torna a farlo insieme ad una sua collega di Girls, la serie tv che scrive e interpreta. Lo fa indossando una collezione di intimo: in lingerie senza ritocco? Proprio così.

Protagonista degli scatti insieme a Lena Dunham è Jemina Kirke che nella serie tv interpreta Jessa. Entrambe posano indossando i capi della marca Lonely Girls esibendo con naturalezza il proprio corpo. Non solo ogni scatto è privo di qualunque intervento di fotoritocco ma dichiara, con la forza delle immagini, che non è necessario essere una fotomodella senza difetti e dalla taglia striminzita per scegliere di indossare lingerie vezzosa e sentirsi a proprio agio nella propria pelle.

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Un messaggio forte per smentire una volta di più un distorto ideale di bellezza che la pubblicità e la società in generale impongono alle donne tramite un costante bombardamento su quali debbano essere i canoni a cui aderire. Se non ci si conforma, ci si nasconde. E se invece ci si comportasse semplicemente in modo naturale, senza né esibire né vergognarsi del proprio corpo?

È quello che il marchio Lonely Girls ha scelto di dire chiedendo di posare a due personaggi che nella vita come nella carriera professionale hanno già imboccato la stessa via e che mostrano senza problemi la loro diversità: di taglia e di forme ma anche di punto di vista nei confronti dell’ideale di bellezza dominante.

Così un servizio fotografico pubblicitario che ha lo scopo di lanciare una linea di biancheria intima diventa un manifesto della nuova femminilità che cerchiamo di affermare. È una femminilità libera da condizionamenti, capace di essere ciò che è e non costretta a diventare qualcos’altro, ad uniformarsi ad un’idea estetica del tutto estesiore e priva di spessore.

mostra undressed

Mostra Undressed, la storia della lingerie

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Va in scena al Victoria & Albert Museum di Londra la mostra Undressed: a brief history of underwear che ci accompagna attraverso i secoli alla scoperta della storia della lingerie. Aperta fino al prossimo 12 Marzo 2017, è un interessante tuffo nel passato per capire come si è evoluta la biancheria intima al femminile dal 1750 ai giorni nostri.

Non solo capi di abbigliamento ma veri e proprio strumenti di seduzione, corsetti e giarrettiere sono stati protagonisti della storia benché destinati a restare nascosti sotto gli abiti, almeno per molti secoli. Oggi che la lingerie spesso si porta a vista, è con tenerezza che guardiamo alle ben più pudiche eppure sempre vezzose soluzioni d’altri tempi.

Tra i pezzi esposti in mostra c’è anche qualche esemplare molto particolare come un’enorme foglia di fico in gesso che la regina Vittoria fece realizzare per coprire le pudenda della sua copia del David di Michelangelo. La ricevette in dono da quello sfacciato di Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, Granduca di Toscana, che non si premurò di preoccuparsi dei fragili nervi vittoriani rispetto a certe scandalose per quanto artistiche nudità.

Pezzo dopo pezzo, dalle gabbie sottogonna ai corsetti per strizzare i vitini più sottili, si arriva fino al 1989 con un un paio di leggings di Vivienne Westeood che li decorò con una foglia di fico dorata. Perfetto controcanto alla foglia di fico di gesso indossata dalla statua della regina. Non mancano però neanche le proposte più tecnologiche degli ultimi anni realizzate con tessuti avveniristici.

La mostra è un lungo viaggio tra crinoline, bustier, reggiseni e persino pancere a dimostrare quanto si teneva e si tiene tuttora alla bellezza e alla silhouette e come questa ricerca di perfezione si sia via via conciliata o scontrata con la moralità di ciascuna epoca.

other stories modelle con le cicatrici

Le modelle con le cicatrici di Other Stories

other stories modelle con le cicatrici

La pubblicità si affanna in ogni modo per negarlo, le riviste di moda spesso ne seguono l’esempio in nome di un ideale di bellezza tanto patinato da diventare artificioso, di sicuro non naturale. Eppure a renderci uniche sono proprio le nostre imperfezioni.

Lo afferma con decisione il brand & Other Stories che ha scelto per la sua ultima pubblicità di lingerie modelle con le cicatrici e altri difetti più o meno manifesti, senza darsi pena di nasconderli ma anzi mostrandoli senza interventi.

Parliamo di difetti ma solo se usiamo la terminologia di chi ha fatto del fotoritocco il proprio strumento d’elezione, naturalmente. In verità non sono altro che normali segni che tutte noi portiamo sul corpo, per circostanze di vita o semplicemente per scelta. Ci sono cicatrici, segni di nascita, macchie della pelle, peli non depilati, tatuaggi e rotolini. Esibiti con completa nonchalance.

Il risultato, se paragonato alle statuarie modelle senza macchia che ci guardano dall’alto in basso da molti cartelloni pubblicitari, appare persino povero, decisamente sotto tono. Il punto è che dobbiamo cambiare prospettiva, non considerare come termine di paragone le modelle ritoccate ma noi stesse, le donne vere che di fatto indossano i capi proposti dalle pubblicità.

Si sprecano già le polemiche, naturalmente, tra chi immancabilmente taccia questa scelta come una furba mossa pubblicitaria e chi più prosaicamente e meno complottisticamente ritiene che le foto siano solo brutte. A noi sembra che abbiano qualcosa di importante da dire riguardo alla percezione del corpo della donna nella nostra società fin troppo abituata all’artificio.

E se ci abituassimo a considerare bella la normalità? Sono normali anche le modelle scelte per gli scatti. Si tratta della blogger e yogi Helin Honung, della violoncellista Kelsey Lu McJunkins e della copywriter Ida Lagerfelt, tutte fotografate da Hedvig Jenning.