Obey, lo street artist americano in mostra a Napoli

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Il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli ospita dal 6 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015 la mostra su Shepard Fairey. Dopo il grande successo della mostra di Andy Warhol con oltre 45 mila visitatori, una nuova retrospettiva su Shepard Fairey, meglio conosciuto come OBEY, uno degli street artist più influenti e conosciuti del mondo.

Sicuramente Obey ha accresciuto la sua popolarità grazie all’immagine stilizzata in quadricromia di Barack Obama, divenuta simbolo della campagna elettorale del Presidente degli Stati Uniti d’America nel 2008. Grazie a questo ritratto, Obey ha dato vita a un’icona pop contemporanea così come Andy Warhol aveva fatto con Marilyn Monroe, Mao e tante altre.

Curata da Massimo Sgroi e organizzata da Password Onlus, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, l’esposizione presenta per la prima volta in Europa, un’intera personale al guru della Street art americana con 60 opere che raccontano l’evoluzione stilistica di OBEY, il Warhol vivente.

È un dialogo costante con l’osservatore; ciò che faccio è inviare uno stimolo e rispondere con un nuovo stimolo in base alla reazione ricevuta“, questo il commento dell’artista sulla funzione delle sue opere.

 SHEPARD FAIREY
#OBEY

Napoli, Pan | Palazzo delle Arti Napoli – Palazzo Roccella (via dei Mille 60)

Dal 6 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015

Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.30; domenica dalle ore 9.30 alle 14.30.

Ingresso:

€ 8,00 intero

€ 4,00 ridotto (ragazzi dai 6 ai 26 anni; over 60; portatori di handicap; insegnanti; giornalisti non accreditati con tesserino; forze dell’Ordine non in servizio; T.C.I.; titolari di apposite convenzioni)

Gratuito per bambini fino a 5 anni, accompagnatore di disabile e giornalisti accreditati

Biglietto famiglia valido per 4 persone: € 20,00

Ridotto scuole € 4,50 (Min 15/ Max 25) con due accompagnatori gratuiti

Ridotto gruppi € 6,00 (Min 15/ Max 25) con un accompagnatore gratuito

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Invader, lo street artist parigino famoso in tutto il mondo

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Space Invader è stato uno dei videogiochi più influenti degli ultimi trent’anni. Prodotto nel 1978, è diventato presto un videogame cult. E’ così che Invader, street artist parigino tra i più riconosciuti al mondo, si è ispirato ai vari alieni del gioco trasformandoli in opere d’arte.

L’artista urbano – di cui non si conosce l’aspetto –  incolla i personaggi alieni negli angoli delle città, realizzando il soggetto con piastrelle colorate che dispone a mosaico come dei veri pixel.

Il progetto di Invader nel mondo della street art è iniziato nel 1998 con l’invasione di Parigi, dove risiede l’artista, per proseguire in altre città della Francia. Col tempo le sue creazioni aliene hanno invaso le città di tutto il mondo (Roma, New York, Los Angeles, Londra, Manchester, Ginevra, Praga, Barcellona, Bilbao, Melbourne, Bangkok, Tokyo e Katmandu).

Negli anni, Invader ha coinvolto tanti street-artist all’interno del suo progetto, portando alla nascita di una grande crew di invaders.

Le opere di Invader si sono ispirate, nel tempo, anche ad altri personaggi di videogames di inizio anni Ottanta. Tra i progetti degli ultimi anni, ricordiamo: Rubikcubism, la realizzazione di opere attraverso i cubi di Rubik, e i QR Code, codici incollati sui muri che nascondono un messaggio da decifrare attraverso una semplice fotografia e una applicazione scaricabile dall’app store.

Invader, lo street artist parigino che ha conquistato il mondo. Da Parigi a Bilbao, ecco alcune delle sue opere europee

Durante un viaggio a Parigi ho visto per caso la raffigurazione in pixel della Gioconda. Prima di allora non conoscevo assolutamente Invader,  l’autore di quell’opera d’ arte. Sì, perché è di questo che parliamo: Arte.  Per fortuna un amico, appassionato di street art che era lì presente, mi ha aperto gli occhi su questo artista parigino – che non ha nulla da invidiare al collega inglese Bansky – portandomi così a ricercare notizie sulla sua vita, sul movimento che si è creato intorno a lui e sulla bellezza delle sue opere che continueranno ad invadere le città di tutto il mondo.

Foto | Street art London, Invader wikipedia, Paolo Palmeri

Invader – Parigi

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Invader – Londra

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Invader – Bilbao

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La Gioconda,  Invader – Parigi

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Black Hand e A1one, i Banksy iraniani per la libertà di espressione

 

black hand banksy

La Street Art iraniana sta riscuotendo un notevole successo dal 2009, l’anno delle proteste del Movimento Verde, nato a seguito della pesante repressione messa in atto dal governo di Ahmadinejad nei confronti del popolo iraniano, dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009.

Molti murales sono illegali, a causa del loro carattere politico, e si scontrano con quelli sponsorizzati dal governo che si osservano al centro della città.

Uno degli artisti “autorizzati” Mehdi Ghadyanloo, che finora ha realizzato più di cento opere nella città con le tecniche 3D e i colori pastelli, ha spiegato che per disegnare sui muri è necessario il permesso del comune di Teheran e del proprietario della parete sulla quale si vuole dipingere. Inoltre, l’artista ha chiarito come a Teheran ci sia un ufficio Beautiful Organization, che commissiona i murales “legittimi”, ben diversi dai graffiti illegali.

I writer attivi a Teheran sono circa venti e molti di loro hanno avuto problemi con la giustizia; sono i cosiddetti “3 a.m. painters”, quelli che dipingono di nascosto e di notte.

Tra questi c’è Black Hand, l’uomo (o gli uomini) senza volto considerato il Banksy iraniano, grazie alla tecnica dello stencil che adotta anche il suo collega britannico e allo sfondo satirico nella trattazione di temi come la cultura, la politica, la religione. Al writer, avvolto nello stesso mistero di Mister V (V for Vendetta), è stato attribuito il murales che raffigurava una donna vestita con la casacca della nazionale di calcio iraniana, coperta da un velo nero, che alzava al cielo una bottiglia di detersivo per i piatti, simile alla coppa del mondo. La raffigurazione, ricoperta con la vernice rossa dalle autorità locali, era una provocazione lanciata dopo gli episodi dello scorso Giugno. Infatti, durante i mondiali di calcio Brasile 2014, il governo iraniano aveva proibito alle donne di guardare in pubblico le partite della nazionale, per tutelarle dai comportamenti grevi dei tifosi maschi. O ancora, quando il governo aveva lasciato fuori lo stadio, senza addurre alcuna giustificazione, le tifose della nazionale iraniana di pallavolo maschile, durante un match della World League, il campionato del mondo di pallavolo. Questi episodi hanno così generato delle forti contestazioni da parte delle donne fuori dallo stadio – due giornaliste sono state addirittura fermate dalle autorità locali – e hanno portato alla creazione del murales firmato Black Hand.

Altro nome noto tra i writer della notte è A1one (Alone), il primo writer iraniano (da qui il suo soprannome), in grado di sintetizzare la calligrafia persiana con lo stile occidentale. A seguito delle sue raffigurazioni, è stato arrestato diverse volte, con l’obbligo di non lavorare più nelle strade. A Marzo 2012 è stato rapito dai servizi segreti e detenuto per dieci giorni ad Evin Prison, carcere della capitale, con l’accusa di aver ricevuto denaro da Israele per promuovere la street art nel suo Paese. Attualmente vive a Dusseldorf, in Germania.

La street art iraniana è fatta da una generazione nuova e figlia del Movimento Verde, una generazione che non ha vissuto direttamente la rivoluzione islamica iraniana del 1979 o la guerra contro l’Iraq (durata otto anni e con una stima approssimativa di oltre un milione di vittime), ma che ricerca nuovi mezzi per esprimersi e sentirsi libera in un Paese che ancora non lo permette.

Graffito di Black Hand

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Graffito di A1one

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