La tecnologia 3D fa male ai bambini, sarà vero?

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Le tecnologie audiovisive stereoscopiche in 3D sono molto apprezzate e da 10 anni a questa parte hanno fatto il boom. Il cinema propone in continuazione pellicole in 2D e in 3D ma soprattutto cresce il numero di televisori, computer e console di gioco dotati di questa tecnologia.

È per la grande diffusione del 3D che ci si è chiesti potesse avere un impatto sulla salute, se potesse in qualche modo influenzare la vista in caso di esposizione prolungata o in presenza di soggetti “fragili” come bambini e ragazzi.

Prima il ministero della salute nostrano e poi anche l’ANSES, l’autorità per la salute francese, hanno indagato internamente per valutare i rischi per la salute collegati alla vista. L’ANSES ha pubblicato un resoconto di 132 pagine in cui spiega che i bambini sotto i 6 anni, che hanno ancora un sistema visivo immaturo, non devono essere esposti al 3D e anche per i bambini under13 l’esposizione a queste tecnologie deve essere moderato.

Chiaramente ci possono essere problemi anche per l’adulto ma è sui bambini che bisogna concentrare l’attenzione. Tecnicamente accade che l’occhio dei piccoli si affatica per via della convergenza e sistemazione dei conflitti visivi. La convergenza e la sistemazione avvengono alla stessa distanza. Gli occhiali aiutano a rispettare l’occhio ma l’affaticamento visivo resta.

Cosa deve fare allora una mamma? Per prima cosa deve accertarsi che durante le visione di un film 3d il bambino non si affatichi, quindi non avverta dolore, non abbia la sensazione di secchezza degli occhi o non manifesti dei disturbi alla vista. Altri sintomi legati all’abuso di tecnologie di questo tipo sono le vertigini e la percezione alterata dell’ambiente. Che poi i film 3D siano belli è un altro discorso. Non per fare i qualunquisti ma tutto va fatto con moderazione.

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